L’uva cresce in azienda, vigne tech per connettersi con la natura

L’uva cresce in azienda, vigne tech per connettersi con la natura

Impiantare in azienda una vigna urbana tecnologica, per rafforzare l’impegno verso la sostenibilità ESG, trasformando la coltura della vite in uno strumento cardine della strategia di Corporate Social Responsibility. Una scelta che genera un valore tangibile e misurabile: non solo per via dei frutti, da impiegare in produzioni limitate di vino o per profumi e cosmetici, ma anche per il beneficio climatico che porta nuovo verde su aree costruite e magari non utilizzate e per l’inclusione di forza lavoro.

L’ambiziosa idea – che a partire da un minimo di 5 vigne nel 2025 si propone una rapida diffusione sia Italia che all’estero – è alla base del business della startup green tech Citiculture, nata nel 2023 a Torino per iniziativa di tre soci: il ceo Luca Balbiano, anche proprietario delle omonime cantine di famiglia di Andezeno ed ex-gestore della vigna di Villa della Regina a Torino; Paolo Astrua, economista specializzato in fundraising e Alberto Cardile, esperto in comunicazione e marketing.

Il pacchetto “chiavi in mano” – rivolto alle aziende, ma applicabile anche a privati – propone un contratto di 3 o 5 anni che comprende l’analisi del sito (posizione, clima, etc), la progettazione tailor-made di rooftop o aree a terra, lo sviluppo della coltura con l’installazione “moduli-vite”, cioè vasi tecnologici, dotati anche di sensoristica, per far crescere la pianta e tutta la vegetazione tipica della vigna, la gestione agronomica dell’appezzamento per portarlo a produzione e la successiva manutenzione, prorogabile con successivi accordi. Incluso nel pacchetto c’è il servizio reporting sugli impatti ambientali e sociali della vigna, strumento di brand reputation e per il bilancio di sostenibilità.

«La vite è una coltura con enormi vantaggi ambientali – spiega Luca Balbiano -. Richiede poche risorse idriche, è altamente resiliente a climi estremi e la sua parete fogliare migliora la qualità dell’aria e abbassa l’effetto “isola di calore” urbana. Inoltre, produce frutti solo grazie all’interazione umana, promuovendo una visione partecipativa e transgenerazionale dell’investimento».

La start-up, entrata a far parte della galassia del Sellalab, ha concluso il suo primo round di finanziamento per un valore di 150mila euro attraverso l’uso di SAFE (Simple Agreement for Future Equity), un accordo tra un investitore (Safe holder) e una società, che consente al primo di convertire la somma erogata in quote future, il cui valore viene determinato in un evento di liquidità futuro (exit o quotazione) ovvero al successivo aumento di capitale (club deal o equity crowdfunding). Un percorso virtuoso con cui Citiculture ha coinvolto nel business soggetti strategici, senza cedere immediatamente equity e creando intorno a sé un network di 18 professionisti italiani, inclusi esperti di marketing, intelligenza artificiale e imprenditoria, oggi impegnati nella diffusione del modello.

Fonte: Il Sole 24 Ore