Lvmh contiene il calo al 2% e chiude i nove mesi con oltre 60 miliardi di ricavi

È il più grande gruppo del lusso al mondo e ha in portafoglio il più famoso brand del lusso al mondo, Louis Vuitton (in alto, la sfilata della collezione Voyager), primo anche per ricavi: naturale quindi che i risultati dei primi nove mesi di Lvmh fossero i più attesi e “pre-commentati” già da lunedì.

Il clima di tensione

Un’attesa spasmodica alimentata anche da due altri fattori: il rallentamento della Cina e i vari pacchetti di stimolo messi sul tavolo da Pechino e l’incertezza che avvolge l’alta gamma, non solo per fattori geopolitici ma per i cambiamenti in atto nelle abitudini di consumo delle persone altospendenti, sulla cui esegesi si stanno esercitando in tanti, forse troppi, in un’atmosfera che assomiglia al panico e che ha portato, nelle ultime settimane, a vorticosi giri di poltrone e sostituzioni di stilisti e manager e a una rinnovata corsa a eventi similfaraonici che sembrano fatti per stordire, più che per risolvere problemi o sciogliere dubbi.

I dati non mentono

I ricavi complessivi sono calati del 2% da 62,205 miliardi del periodo gennaio-settembre 2023 a 60,753. Il calo maggiore è stato quello del comparto Wine&Spirits (-11%), seguito dagli orologi (-5%), mentre è positivo il settore dei profumi e cosmetici (+3%).

Le mosse delle scorse settimane

Difficile ricordare due settimane più “frantic”, come direbbero gli americani, per il gruppo Lvmh e le sue 75 maison, che contano oltre 6mila negozi nel mondo, tutte potenziali “antenne” sui cambiamenti di acquisto. Il gruppo ha annunciato cambi ai vertici stilistici di Celine, con l’addio di Hedi Slimane, che in molti pensano andrà da Chanel, e di Fendi, dove Kim Jones ha lasciato la direzione creativa della parte donna (tenendo quella della parte uomo di Dior, altra maison di punta di Lvmh). Per Celine è già stato scelto il sostituto, Michael Rider, mentre da Fendi (e Dior) si attendono sviluppi, magari con movimenti interni al gruppo e tra i candidati a essere “promosso” a una delle maison più importanti c’è JW Anderson, che in dieci anni ha fatto crescere in modo esponenziale ricavi e notorietà di Loewe, altro marchio del portafoglio Lvmh. Poi c’è stata la vendita di Off White, il marchio fondato dallo scomparso Virgil Abloh, che fu anche direttore creativo dell’uomo Vuitton, e la quasi contestuale entrata nel capitale del gruppo Moncler. Lvmh ha inoltre ufficializzato una sponsorship con la Formula Uno e la vendita di Paris Match, segnalando forse un calante interesse per l’editoria non specializzata.

La curiosità legata all’America’s Cup

Oggi Louis Vuitton è entrata nell’America’s Cup Hall of Fame, con la consegna della prestigiosa Medaglia Sir Richard Francis Sutton. L’America’s Cup Hall of Fame ha istituito la Medaglia Sir Richard Francis Sutton, in onore dell’omonimo velista del Royal Yacht Squadron vissuto nel XIX secolo, per riconoscere e incoraggiare lo spirito di sportività caro all’organizzazione. La medaglia viene assegnata a persone o enti che hanno dimostrato lo stesso spirito nella loro collaborazione con l’America’s Cup. Lo stretto legame tra Louis Vuitton e l’America’s Cup, due realtà nate nella stessa epoca, si è concretizzato nel 1983, segnando l’inizio di una partnership storica. Una relazione basata sull’amore per il viaggio e su valori condivisi, quali: la sete di avventura, la ricerca dell’eccellenza, la resilienza di fronte alle sfide e un impegno incrollabile verso la creatività e l’innovazione. Pietro Beccari ha espresso la sua gratitudine a Grant Dalton, CEO dell’America’s Cup, per la fiducia incrollabile e la visione audace con cui ha sviluppato questa straordinaria partnership.

Fonte: Il Sole 24 Ore