Macchinari in rosso: giù del 17% il mercato interno

Macchinari in rosso: giù del 17% il mercato interno

Non è andata come nelle attese. Come accaduto per ogni indicatore, dal Prodotto interno all’export, dalla produzione ai ricavi industriali, con il passare dei mesi anche le previsioni di vendite dei macchinari in Italia hanno dovuto tenere conto di uno scenario diverso, sempre meno brillante, con il risultato di ridurre in modo sensibile le indicazioni di chiusura 2024. Se lo scorso giugno nelle stime di Federmacchine si puntava infatti a sfiorare i 55 miliardi di ricavi (un calo di poco più di tre punti rispetto all’anno precedente), ora si scende a poco più di 52, con una riduzione del 7,8% rispetto all’anno precedente.

Decisiva, per l’area vasta dell’impiantistica nazionale, (12 associazioni d’impresa, oltre 200mila addetti) è la stasi degli investimenti in Italia. Perché se l’export non è brillante, arretrando di poco meno di quattro punti, è però il mercato interno a sottrarre più lavoro alle imprese, come già evidenziato nei numeri delle macchine utensili: la caduta del consumo interno supera infatti i cinque miliardi, oltre il 17%, frenata che colpisce in misura maggiore gli importatori (-20,3%) ma in modo non troppo dissimile anche le consegne interne (-15,5%). Consumo nazionale di impianti che scende così a 26,3 miliardi, tornando al di sotto dei livelli del 2019.

Un calo, quello dei beni strumentali, rilevato a livello macro anche dall’Istat, che nelle stime del terzo trimestre vede investimenti in impianti e macchinari arretrare su base annua di oltre il 6%, il calo massimo dai tempi del Covid, una flessione che in valori correnti vale 2,7 miliardi.

A pesare è la lunga attesa degli incentivi di Transizione 5.0. Misura sulla carta robusta, con una dote di oltre sei miliardi in termini di crediti di imposta, ma che ha influito sul 2024 soltanto in modo marginale. In parte per la messa a regime ritardata della misura (operativa nei decreti attuativi e nel portale Gse dedicato al deposito dei progetti solo in agosto), in parte per la complessità delle misure che ora si punta a superare con gli emendamenti inseriti in legge di bilancio. Irrobustimento delle aliquote (anche per il fotovoltaico) e possibilità di cumulo con altri incentivi a cui si aggiunge una semplificazione per i beni già ammortizzati da almeno due anni, cespiti obsoleti che potranno essere sostituiti accedendo all’aliquota base anche in assenza di calcolo di risparmio energetico, l’ostacolo di fronte al quale molte aziende si sono fermate.

«Sull’Italia – spiega il presidente di Federmacchine Bruno Bettelli – l’auspicio è che il perfezionamento di Transizione 5.0 inserito come emendamento alla Legge di Bilancio in discussione in Parlamento in questi ultimi giorni dell’anno, possa effettivamente restituire un po’ di brio alla domanda domestica. L’industria manifatturiera italiana ha necessità di innovare e l’innovazione passa, anzitutto, attraverso gli investimenti in nuovi macchinari di produzione. Per questo è fondamentale pensare già al dopo Transizione 4.0-5.0 che di fatto si concludono con la fine del 2025».

Fonte: Il Sole 24 Ore