Macchine per ceramica, la frenata del 2024 non intacca il primato del “Made in Italy”

È andata addirittura meglio del previsto nel 2023, perché a dispetto delle aspettative (solo il 35% degli imprenditori prevedeva un miglioramento), è stato toccato un nuovo record storico dai costruttori italiani di macchine per ceramica: 2,37 miliardi di euro, contro i 2,35 miliardi del 2022 (+0,9%). Una piccola variazione al rialzo che difficilmente potrà essere replicata quest’anno (la quota di ottimisti si è ulteriormente assottigliata al 28%, contro un 40% di pessimisti), ma la frenata del 2024 non spaventa le 138 aziende di questa nicchia dei beni strumentali abituate a bruschi saliscendi dei mercati e a primeggiare nel mondo per innovazione tecnologica.

I dati del settore

La 32esima indagine statistica nazionale sull’industria italiana delle macchine e attrezzature per ceramica, appena pubblicata dal centro studi Mecs di Acimac, l’associazione confindustriale di settore, restituisce una fotografia chiara della solidità del comparto e dei rapidi cambiamenti in atto a livello sia di geografie sia di tecnologie. Il rimbalzo previsto per questo 2024 è infatti scritto nell’andamento degli ultimi tre anni, chiusi tutti con segni positivi (+39% nel 2021 post Covid, +14% nel 2022, ora +0,9%) e con quasi 1 miliardo di euro in più di fatturato dal 2020 a oggi. E va anche letto all’interno di uno scenario edilizio in calo da qui al 2025 su scala globale e di un’industria delle piastrelle (che assorbe oltre l’84% delle macchine ceramiche) che si è fermata. Nel frattempo, però, la struttura produttiva del settore si è rafforzata (il numero di imprese è diminuito, erano quasi 200 le aziende a inizio Millennio), a fronte di una tenuta dell’occupazione, che viaggia attorno alle 7.300 unità

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I mercati esteri, che valgono il 73% del totale, a loro volta hanno toccato quota 1,72 miliardi di euro, il valore più alto in 32 anni di rilevazioni statistiche (+1,8% sul 2022), a fronte di un -1,2% del mercato italiano, sceso sotto i 650 milioni di euro. Mentre l’Europa arretra pesantemente (-27%), pur restando la prima area di export, avanza a rapide falcate il Sud America (+38%), che per la prima volta supera, come volumi, il bacino asiatico (al terzo posto con un +14%). Cambiamenti si registrano anche a livello di tecnologie, con un tonfo del -14% delle macchine per formatura e cottura e del -5% per la finitura (la parte “core” del processo produttivo delle piastrelle) mentre corrono in particolare le macchine per stoccaggio e movimentazione (+26%), a conferma della strategicità dell’intralogistica industriale. Altro dato che si fa notare nel report del centro studi Mecs-Acimac è il calo dell’industria delle piastrelle, tra i settori clienti (-1,3%, poco sotto quota 2 miliardi di euro di tecnologie acquistate nel 2023), a fronte di un balzo in avanti sia dei laterizi (+24% sul 2022) sia dei sanitari (+8%).

La sfida contro la Cina e la rabbia per i ritardi italiani

«Preferiamo non concederci brindisi per il record 2023 e lavorare per reagire alla brusca frenata attesa ora. Abbiamo dalla nostra parte la grande flessibilità e reattività con cui compensiamo mercati e settori clienti che calano con altri in ascesa e la nostra indiscussa leadership tecnologica», commenta Paolo Lamberti, da poco riconfermato alla guida di Acimac. E guarda il bicchiere mezzo pieno, prima di parlare del mezzo vuoto: «In momenti molto complicati sui mercati, come l’attuale, le innovazioni viaggiano velocissime e noi costruttori italiani non abbiamo concorrenti quando la sfida è sull’innovazione, che si tratti di soluzioni digitali, di design, di efficientamento energetico e la prossima edizione di Tecna ne sarà la conferma», spiega il presidente riferendosi al Salone internazionale delle tecnologie e delle forniture per le superfici che si svolgerà alla fiera di Rimini dal 24 al 27 settembre prossimo.

Fonte: Il Sole 24 Ore