Management, la difficile arte del mettere in ordine le priorità

Management, la difficile arte del mettere in ordine le priorità

Consegnare il pomo d’oro della priorità alla potenza significa per un professionista, anche fisicamente, avere il coraggio di trasferire quanta più energia possibile in un’unità di tempo. Significa amministrare e gestire il tempo (quello potenziale che ancora non è accaduto e quello presente) riempiendolo di entusiasmo e di creatività, relegando la noia, la stanchezza, il “si è sempre fatto così allora non ne vale la pena” ad un angolo nascosto della mente. Possiamo (anzi, vogliamo) tradurre il concetto di potenza nel quotidiano in pillole di energia positiva, di kudos ai colleghi meritevoli e parole di carica collettiva per i progetti tentati e magari falliti, per seminare idee da coltivare e raccogliere come frutti una volta che sarà tornata l’estate.

La saggezza: abitare l’evoluzione

A costo di sembrare blasfema, vorrei dirvi che fatico a identificare Atena come la più saggia tra le dee se si è abbassata a lottare per un pomo d’oro: o forse anche la saggezza stessa è sopravvalutata? È facile confondere la saggezza con la pienezza: non è che chi è saggio non sbaglia, non desidera, non si espone e non si arrabbia. Donare il pomo d’oro della priorità alla saggezza significa abitare i tempi e gli spazi dell’evoluzione. Perché il cambiamento non arriva così, da un giorno all’altro, improvvisamente, ma è costruito un passo alla volta e un giorno alla volta, con dedizione e cura. E ogni passo e ogni giorno merita di essere abitato perché permette di raccogliere elementi e spunti per considerare. Essere uomini, professionisti e manager saggi implica il passaggio della considerazione: ponderare cause, conseguenze, opportunità e rapporti di causa-effetto, maturando criteri sostenibili di giudizio che sappiano farsi rigidi nei tempi liquidi e plastici nei casi in cui è necessario contemplare più orizzonti, modellandosi sulle diverse necessità. Possiamo (anzi, vogliamo) tradurre il concetto di saggezza nel quotidiano in pillole di calma, di attenzione, di ascolto, di cortesia e gentilezza, di sguardi capaci di accogliere e comprendere, di attese colme di senso e valore.

La più bella tra tutte

Qui casca il pero, si sa. Paride non esita neppure un istante. Non c’è spazio per la saggezza o per la potenza di cose inutili, lui pensa all’amore e tutto il resto del mondo finisce in cavalleria. Credo che tutti noi abbiamo la nostra personale Elena della vita, quel desiderio struggente e di pancia che non ha un nome ma è circondato di un alone di indescrivibile e mistica gioia: “il lavoro che ho sempre sognato”, “il team che ho sempre voluto”, “il progetto che ho sempre voluto mi fosse affidato”, “la promozione che ho sempre meritato”. Dinanzi a queste Elene, soccombiamo. Perché ci sembra per davvero il punto di arrivo di un percorso di sfide e fatiche, il traguardo conquistato, amato e desiderato. Molte volte, però, Elena è solo un’idea che abita i nostri pensieri, un’aspettativa in cui è confortevole cullarsi o un tesoro dorato per cui continuare ad esplorare senza arrendersi mai. Paride consegna il pomo d’oro della priorità al suo desiderio più grande, ma scorda che i desideri non sono macigni e cambiano in continuazione ampiezza, peso, densità e importanza. Quante volte siamo arrivati a conquistare un traguardo che ci era sembrato totalizzante e poi, invece, si è rivelato una delusione: lo saranno tutte le Elene del mito e della vita reale, se continueremo a pensare che il lavoro che abbiamo sempre sognato sia oltre quello che abbiamo (e che però possiamo trasformare). Non si tratta – attenzione – di accettazione: si tratta di accogliere un cambiamento continuo e costante, che ci porterà a considerare ogni traguardo come un nuovo punto di partenza.

A chi consegnare, dunque, il pomo d’oro della priorità?

Non so come le dee avrebbero reagito, ma io se fossi stata Paride avrei preso il pomo e l’avrei affettato perché mia madre mi ha sempre insegnato che dove si mangia in uno, si può mangiare anche in due. E dove si mangia in due, pure in quattro.

Fonte: Il Sole 24 Ore