Manager e tecnici, competenze digitali avanzate aumentano del 7% la possibilità di trovare lavoro

Manager e tecnici, competenze digitali avanzate aumentano del 7% la possibilità di trovare lavoro

 

 

Paolo Barbieri, professore di Sociologia economica all’Università di Trento e coordinatore CSIS, promotore della ricerca, assieme al professor Antonio Schizzerotto spiega che «il lavoro fa luce su una questione a lungo dibattuta, purtroppo spesso in modo ideologico, che ha a che vedere col supposto ruolo distruttivo di occupazione delle nuove tecnologie. Lungi dal creare disoccupazione tecnologica, l’innovazione e le competenze digitali aiutano a creare lavoro qualificato e a favorire il matching fra domanda e offerta di lavoro. È un risultato importante, dal punto di vista di policy, perché fornisce indicazioni chiare sull’importanza di fornire ai nostri studenti (di scuola secondaria e terziaria) quelle competenze che li aiuteranno a farsi strada in un mercato del lavoro che non solo è sempre più globale ma anche sempre più qualificato». Alessio Tomelleri, ricercatore di FBK-IRVAPP, aggiunge che «nel profilo di un candidato, la padronanza delle digital skill è un fattore determinante per la buona riuscita del processo di selezione. Soprattutto in un contesto globale che vede crescere le aziende che utilizzano la tecnologia e investono nel digitale. Entro il 2030 l’intelligenza artificiale varrà il 3,5% del Pil mondiale, mentre aumenteranno i posti di lavoro in settori quali artificial intelligence, big data, coding, cybersecurity, internet of things e sviluppo di applicazioni mobili». All’indagine ha partecipato anche la ricercatrice Anna Zamberlan, CSIS e Università Ludwig Maximilian di Monaco.

Cosa condiziona le scelte dei recruiter

Agli oltre 2mila professionisti che sono stati coinvolti, ricercatori e ricercatrici hanno inviato un questionario con quattro diversi profili di candidati e candidate da valutare, ciascuno con caratteristiche assegnate in modo random, tra cui genere, età, titolo di studio, posizione lavorativa, livello di competenze digitali, precedenti episodi di disoccupazione. È stato poi chiesto loro di stimare con quale probabilità avrebbero assunto l’uno o l’altro candidato/a, se per l’una o l’altra posizione, su una scala da 0 a 10 punti. In tutti e tre i Paesi è emerso che le competenze digitali avanzate aumentano sempre e considerevolmente le probabilità di assunzione, mentre le competenze intermedie avvantaggiano solo nel caso in cui il candidato si stia proponendo per un ruolo manageriale e, in generale (effetto medio complessivo nei tre paesi) – in termini di effetti sulla riuscita positiva del processo di selezione – possono essere paragonate al possesso di un titolo di studio pari alla laurea. I risultati dello studio mostrano, inoltre, effetti maggiori delle competenze digitali nel Regno Unito (+10,21%) dove c’è un mercato del lavoro flessibile, orientato alla valutazione delle abilità pratiche e specifiche e meno alla valorizzazione del titolo formale. Nell’Europa continentale, invece, il titolo di studio gioca ancora un ruolo protagonista nel processo di selezione del personale, soprattutto in Italia e le competenze aiutano solo quando si tratta di competenze digitali avanzate che si rivelano un potente strumento compensativo nei casi di mismatch educativo-occupazionale, a favore del candidato nel caso di gap tra percorso di studio e professione.

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Fonte: Il Sole 24 Ore