Mappe immersive, open source e satelliti: così è cambiata la cartografia digitale

Mappe immersive, open source e satelliti: così è cambiata la cartografia digitale

La cartografia digitale che si traduce nel quotidiano per alcuni di noi nelle mappe che noi consultiamo su smartphone o device mobile, è uno dei campi di studio più sorprendenti e affascinanti della società data-driven. Nel senso che la ricerca non si è fermata e ogni anno grazie all’uso di intelligenza artificiale, satelliti e contributi di esperti e appassionati genera innovazione (e servizi). Non solo per il consumatore finale ma anche per aziende e università. Pensate anche solo alla guerra in Ucraina e alla siccità, fenomeni che vengono raccontati e analizzati grazie alle fotografie e ai dati delle società private e pubbliche che lavorano con le immagini provenienti dai satelliti.

Le mappe più popolari sono quelle del servizio Google Maps. Ogni anno il team di ricerca del gigante di Mountain View aggiorna le mappe e aggiunge nuove funzionalità. Dal 2007, le auto di Street View dotate di fotocamera hanno catturato e condiviso più di 220 miliardi di immagini e hanno percorso più di 10 milioni di miglia – l’equivalente di 400 giri intorno al mondo – mappando più di 10 milioni di luoghi in 87 Paesi. L’ultima novità annunciata alla conferenza degli sviluppatori di quest’anno è la visuale immersiva. Si tratta di una modalità di utilizzo che permetterà di distinguere chiaramente sullo schermo la location su cui ci stiamo informando in tre dimensioni. Il sistema su Google Maps è in grado di riprodurre in tre dimensioni non solo i monumenti e i luoghi di interesse ma tutti gli edifici. Google afferma di aver fuso insieme “miliardi” di immagini per creare questa vista immersiva utilizzando tecniche di computer vision e AI. Inizia a essere lanciato a Los Angeles, Londra, New York, San Francisco e Tokyo entro la fine dell’anno con altre città in arrivo.

Più interessante per i veri cartografi digitali è il progetto Openstreetmap. Nato nel 2004, è un servizio come Wikipedia ma per le mappe: gli utenti (e le istituzioni) contribuiscono personalmente e gratuitamente a inserire tutti i dati spaziali degli elementi che si trovano nella realtà per costruire una rappresentazione digitale del terreno. La caratteristica fondamentale dei dati geografici presenti in Osm è che vengono distribuiti con una licenza libera, la Open Database License: è cioè possibile utilizzarli liberamente per qualsiasi scopo, anche commerciale, con il solo vincolo di citare la fonte e usare la stessa licenza per eventuali lavori derivati dai dati di Osm. Tutti possono contribuire arricchendo o correggendo i dati. Un mini corso in un incontro su come aggiungere punti di interesse sulla mappa per tutti sia da mobile che da computer. È diventato un laboratorio di sperimentazione straordinario.

Attualmente ci sono più di 5 milioni di utenti registrati, circa il 20% dei quali ha modificato la mappa. Il successo del progetto lo ha reso una fonte anche per i produttori aziendali di mappe come Google, Apple e Facebook. Come ogni progetto aperto è a rischio. Il consiglio è di visitarlo e contribuire.

Fonte: Il Sole 24 Ore