Mark Dixon (Iwg): «Il futuro dello smart working è in mini uffici vicino casa»

Mark Dixon (Iwg): «Il futuro dello smart working è in mini uffici vicino casa»

«Le persone vogliono lavorare in ufficio senza tornare in ufficio». Per questo, mentre aziende come Zoom o Amazon lanciano ultimatum ai dipendenti per il ritorno in sede, Mark Dixon, ceo e founder di Iwg (colosso degli uffici “in affitto”, presente in 120 Paesi, soprattutto con i marchi Regus, Copernico e Signature) punta ad aprire, entro fine 2025, 1.600 nuovi spazi uffici (500 dei quali in Europa). In Italia entro l’anno prossimo ci saranno 20 nuove aperture in una dozzina di città: Genova, Milano, Bologna, Parma, Firenze, Cagliari, Roma, Fiumicino, Napoli, Andria, Bari, Caserta e Palermo. Tra queste, tre piani (il 7°, 8° e 9°) nell’iconica Torre Velasca di Milano e un intero edificio del Lorenteggio Village. Sei tra Roma e hinterland. La maggior parte delle nuove sedi saranno però in città medio-piccole o fuori dai centri urbani. Perché, secondo Dixon, il mercato degli spazi uffici flessibili può crescere solo se può risolvere le due principali preoccupazioni delle aziende: collaborazione e produttività.

«Il ritorno in ufficio è un’anomalia totale – spiega –. Il modo più rapido a disposizione di un leader per migliorare la produttività è smettere di costringere i lavoratori a perdere tempo negli spostamenti. Non ha senso con la tecnologia. D’altra parte, però, molti dipendenti non sono più disposti a lavorare in tuta, da casa. Un terzo della domanda di Iwg proviene da persone che non vogliono più lavorare da casa, perché pochissimi hanno la disciplina, gli spazi e le condizioni per farlo. Per lavorare, serve un ambiente professionale».

Per Dixon, il futuro del direzionale sta nell’aprire “uffici di prossimità”: «Lo richiedono le grandi aziende di servizi, che hanno la sede principale a Roma o Milano, ma filiali e dipendenti nel resto d’Italia. Voi italiani avete una forte carenza di personale qualificato. Profili professionali preparati vanno attratti e trattenuti. Ma anche le manifatturiere a forte vocazione di export, “calamite” per lavoratori anche da altre province, oltre che per aziende estere di servizi che le supportano e che hanno bisogno di avere piccole “filiali” flessibili di prossimità ai propri clienti». Dunque, una rete flessibile di spazi in tutto il mondo, accessibile tramite l’app dei membri, che offre ai lavoratori i vantaggi di un ambiente professionale senza perdere tempo in spostamenti. Per le imprese una proposta più economica, più flessibile e più accessibile rispetto ai contratti di locazione tradizionali.

«Il successo del nuovo modello – spiega ancora Dixon – si basa sull’offrire ai nostri clienti una flessibilità massima, sia che si tratti di uno spazio di coworking o di una sala riunioni per un giorno, sia che si tratti di un’azienda che sottoscrive un abbonamento annuale per tutti i suoi dipendenti».

Iwg punta a un modello più asset-light, in cui si riscuotono commissioni (spesso il 10-20% delle entrate) per gestire gli uffici per conto dei proprietari, piuttosto che assumere essa stessa lunghi contratti di locazione. «Gli investitori vogliono diversificare il portfolio. Noi forniamo loro ricavi ed efficienza operativa che generano margini più elevati rispetto a una locazione tradizionale». Un modello antitetico rispetto al competitor, WeWork, che ha dichiarato bancarotta a novembre 2023 anche a causa di una struttura di costi dispendiosa e rigida e contratti di locazione lunghi e costosi (anche 15 anni) . «Lavoriamo nell’immobiliare – chiarisce Dixon – ma non siamo un’azienda immobiliare. Siamo più simili all’Uber del lavoro, forniamo servizi». Nel terzo trimestre il fatturato di Iwg è stato di 931 milioni di dollari (+1,3% rispetto ai 919 milioni del 2023). Nei primi nove mesi ha toccato i 2,77 miliardi (in aumento dello 0,4% e rimasto piatto a valuta costante). Interessante notare che se il fatturato degli spazi di lavoro di proprietà e in affitto è stato di 809 milioni di dollari nel terzo trimestre – praticamente piatto rispetto agli 808 milioni di un anno fa – il fatturato degli spazi di lavoro gestiti e in franchising è cresciuto del 17%, a 157 milioni di dollari da 136 milioni di dollari. «È stato un trimestre positivo – ha sottolineato Dixon – con una forte crescita dei ricavi da commissioni, del 46% nel segmento managed & franchised, un’espansione dei margini nel segmento company-owned & leased e un’ulteriore produzione di cashflow che ha ridotto il debito netto. L’obiettivo a medio termine resta raggiungere un miliardo di dollari di Ebitda annuale. Che nel 2023 è stato di circa 523 milioni di dollari. L’indebitamento finanziario netto è stato ridotto a 734 milioni di dollari, rispetto ai 775 milioni di un anno fa». Due settimane fa, Iwg ha riacquistato 10,8 milioni di sterline delle sue obbligazioni convertibili da 350 milioni, con scadenza nel 2027, a un prezzo medio del 94,4%, riducendo l’importo in circolazione a 158,2 milioni di sterline. «Una mossa funzionale alla gestione del debito – ha concluso Dixon – che pone potenzialmente le basi per ulteriori riacquisti».

Fonte: Il Sole 24 Ore