Mattarella: «A volte ho promulgato leggi che non condividevo»

«A volte sentite dire che c’è stato un appello al capo dello Stato perché non firmi una legge perché è sbagliata, oppure se la firma viene detto che la condivide. Tutte e due le affermazioni sono sbagliate». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella siu è rivolto così aagli studentio intervenuti a Roma al Salone delle Fontane, all’Eur, per celebrare i 25 anni dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori.

«Sì ho adottato decisioni che non condivido, è capitato più volte, il presidente promulga leggi ed emana decreti, ma ha delle regole che deve rispettare. Più volte ho promulgato leggi che non condivido, che ritenevo sbagliate e inopportune, ma erano state votate dal Parlamento e io ho il dovere di promulgare a meno che non siano evidenti incostituzionalità. In quel caso ho il dovere di non promulgare, ma devono essere evidenti, un solo dubbio non mi autorizza a non promulgare».

Davanti a un migliaio di studenti il capo dello Stato ha risposto su temi come l’importanza della media literacy, lo sviluppo dello spirito critico, rischi e opportunità legati all’utilizzo crescente dell’Intelligenza Artificale nella nostra società, il ruolo super partes del Presidente della Repubblica nella nostra democrazia, i giovani italiano e il loro futuro nel Paese, I giovani e la politica.

«lo statuto albertino prevedeva che il potere legislativo fosse affidato alle due Camere e al re, che aveva anche il potere di sanzione per dire “non sono d’accordo su questa legge”», ha aggiunto Mattarella invitando a pensare al presidnte della Repubblica come a un arbitro: «L’immagine l’ho usata anche io, e ho detto che anche i giocatori devono aiutarlo nell’applicazione delle regole, la pluralità nell’aspetto delle regole è fondamentale». Tutto questo «vale per il potere esecutivo, legislativo, giudiziario» perché «ciascun potere e organo dello Stato deve sapere che ha limiti che deve rispettare perché le funzioni di ciascuno non sono fortilizi contrapposti per strappare potere l’uno all’altro, ma elementi della Costituzione chiamati a collaborare, ciascuno con il suo compito e rispettando quello altrui. È il principio del check and balance».

Il tema della tecnologia e dell’intreccio con l’informazione è stato centrale nell’ambito del pensiero che il capo dello Stato ha voluto trasferire ai giovani arrivati da tutta Italia per partecipare alle celebrazioni dell’attività dell’Osservatorio presieduto da Andrea Ceccherini. «L’informazione non è un prodotto, ma un bene essenziale. Saper distinguere il vero dal falso è indispensabile, così come scongiurare il rischio che, per i nativi digitali, l’informazione coincida con flussi ininterrotti di notizie senza analisi critica della consistenza di ciascuna». In questo quadro «non esiste il Ministero “della verità”. L’invito che viene da questa assemblea è “dubita e dibatti”, vale a dire quello di confrontarsi con le diverse idee e opinioni».

Fonte: Il Sole 24 Ore