Mediaset contro Meta: «Serve più impegno contro foto e video falsi»

«Alla Polizia Postale, come alla Procura dico: per il contrasto ai deepfake occorre muoversi con azioni decise. Perché solo dopo questi soggetti si siedono al tavolo e trattano». Indicazione chiara questa di Stefano Longhini, della direzione Affari legali di Rti (Mfe-Mediaset), come chiaro è il destinatario: «Contro il problema dei deepfake occorre responsabilizzare Meta. Da lì passa il 90% almeno delle fattispecie che ci hanno visto coinvolti».

Studio Previti-Ipsos: «C’è scarsa consapevolezza»

Mediaset contro Meta e le big tech non è una novità. Sul tema del diritto d’autore il gruppo di Cologno ha battagliato con decisione, facendo sponda con lo Studio Previti, guidato dal managing partner Stefano Previti. Il quale ha organizzato ieri, mercoledì 25 settembre 2024, il convegno “Deepfake: tra realtà e illusione” con tanto di indagine realizzata in collaborazione con Ipsos da cui è emersa la scarsa consapevolezza del fenomeno: solo il 46% degli italiani dice di conoscere il tema e solo 4 aziende su 10 hanno una struttura dedicata interna per ridurre i rischi cyber.

I messaggi fake di Marina e Pier Silvio Berlusconi

Sul tema deepfake –video, audio e foto falsi grazie all’uso dell’intelligenza artificiale – l’indice del gruppo Mediaset è quindi puntato contro la casa madre di Facebook e Instagram. «Il problema – spiega Longhini – l’abbiamo intercettato per la prima volta nel 2022 con Paolo Del Debbio fake che promuoveva una vendita di prodotti dimagranti». Dopo si arriva anche a «Maria De Filippi e Myrta Merlino che propongono prodotti finanziari». Lì l’attenzione supera il livello di guardia, che diventa di allarme rosso quando «si arriva a Marina e Pier Silvio Berlusconi fake che propongono una serie di investimenti finanziari . A quel punto attiviamo una serie di ricorsi di urgenza. Siamo a giugno-ottobre 2023. È passato un anno e siamo in attesa di un’ulteriore convocazione della sezione civile del Tribunale». A questo si uniscono «11 querele sul fronte penale».

Le resistenze di Meta

Risultato? «Seduti al tavolo con Meta e nella convinzione che abbiano l’interesse a risolvere il problema – racconta ancora Longhini – ci sentiamo dire: “Riusciamo a intervenire in otto giorni”». Un lasso di tempo «inaccettabile. Con ulteriori interlocuzioni si scende a tre giorni. E senza la garanzia di poter ribloccare questi contenuti. Ma come è possibile?». Longhini si dà la risposta: «Perché ci guadagnano con la pubblicità». Per evitare di incorrere nel problema Google, spiega Diego Ciulli, di Google Italy, ha «rinunciato a ogni forma di pubblicità da parte di Iptv, anche se sono legali».

Barachini: «Ddl su AI entro fine anno in Senato»

Quel che appare chiaro è la necessità di intervenire con decisione. «Sul tema dei deepfake abbiamo fatto un passo avanti con una nuova autonoma fattispecie di reato. È un passaggio fondamentale: commettiamo un errore se parliamo di contenuti di deepfake come ludici o gioiosi. I neuroscienziati dicono che la percezione dei cittadini si abitua al contenuto che guarda, anche se sa che è distorto, rimane un retropensiero negativo», commenta il sottosegretario con delega a Informazione ed editoria Alberto Barachini con la previsione che «il disegno di legge» approvato ad aprile dal Governo in materia di intelligenza artificiale, «sarà al voto in Senato entro fine anno». A ogni modo «per affrontare correttamente il fenomeno del deepfake servono strumenti normativi e tecnologici, ma serve soprattutto sviluppare sin dalle prime fasce scolari il senso critico», sottolinea dal canto suo il commissario Agcom, Massimiliano Capitanio annunciando che entro fine anno la piattaforma contro la pirateria dovrebbe iniziare a essere utilizzata anche a tutela dei prodotti audiovisivi, cinematografici e culturali oltre che sullo sport.

Fonte: Il Sole 24 Ore