Medicina, oggi la prova per le specializzazioni. Ecco quelle che fanno guadagnare di più

Diventare chirurgo o salvare vite in pronto soccorso non è più il sogno nel cassetto di chi ambisce a indossare il camice bianco. Così come fare l’anestesista, il radioterapista, l’anomapatologo, il microbiologo o il virologo o anche il farmacologo o lavorare nelle cure primarie.

Molto più attraente sembra la carriera di chirurgo plastico, ginecologo, dermatologo o cardiologo dove l’overbooking di richieste dei giovani camici sembra legata anche alla possibilità di fare più facilmente l’attività privata e dunque guadagnare di più.

Così almeno raccontano i numeri che fotografano il percorso di chi, dopo la laurea in Medicina, decide di intraprendere la strada obbligata della specializzazione.

Proprio oggi infatti migliaia di giovani medici freschi di laurea partecipano in tutta Italia alla prova di selezione nazionale – un quiz di 140 domande da complteare in tre ore e mezza – per entrare in una delle 51 scuole di specializzazione (per 1429 sedi) che li farà diventare camici bianchi a tutti gli effetti. In palio ci sono circa 15mila borse di specializzazione (il numero esatto si saprà solo a settembre), ma come è già accaduto l’anno scorso almeno un terzo dei posti – circa 5mila – rischiano di restare deserti con un spreco di risorse (finanziare le borse costa centinaia di milioni) e soprattutto con lo spettro di non riuscire a trovare più in ospedale alcune tipologie di medico.

La carenza di camici bianchi di cui si parla tanto non è infatti generalizzata, ma riguarda alcune specialità da cui da alcuni anni sembrano fuggire i giovani medici che per specializzarsi decidono di non iscriversi più a certi corsi come mostra il dato dei posti scoperti: “Il livello di copertura totale è passato dal 89,2% dell’anno accademico 2016/17 al 64,7% del 2022/23, a indicare un trend decrescente preoccupante.

Fonte: Il Sole 24 Ore