Melanoma, l’Italia è in pole position su ricerca e terapie. Il vademecum della buona prevenzione

Melanoma, l’Italia è in pole position su ricerca e terapie. Il vademecum della buona prevenzione

I casi di melanoma sono quasi raddoppiati in Italia negli ultimi quindici anni: dai 7mila del 2008 siamo arrivati ai circa 13.000 attuali e l’incidenza è in continuo aumento anche tra gli under 40. Dati che la dicono lunga sull’attenzione, sia in termini di prevenzione che di innovazione terapeutica, da dedicare a questo tumore aggressivo che rappresenta il 4% di tutte le neoplasie della pelle ma è responsabile dell’80% dei decessi per cancro della cute. Otto casi su dieci sono stadi precoci, guaribili con la chirurgia, ma di melanoma oggi muoiono ancora 2.500 persone ogni anno. Una sfida a cui in tutto il mondo lavorano gli oncologi, con l’Italia in prima linea quando si guarda alla ricerca scientifica.

Le novità sul fronte delle terapie

Non a caso gli ultimi sviluppi sono stati presentati e discussi al XV congresso Melanoma Bridge di Napoli. La nuova frontiera è l’immunoterapia a base di virus ‘oncolitici’: funziona in un terzo dei casi difficili e cioè in pazienti con melanoma metastatico che non rispondono più all’immunoterapia standard. “Il meccanismo d’azione di RP1 consiste nell’iniezione nel nodulo del tumore, dove possibile, di un virus dell’herpes simplex geneticamente modificato: all’interno ha un gene che codifica per una citochina, capace di attivare maggiormente il sistema immunitario lì dove viene inoculato”. Chi parla è Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e del Melanoma Bridge e direttore dell’Oncologia Melanoma, Immunoterapia oncologica e Terapie Innovative all’Istituto Pascale di Napoli. “Si è visto che in pazienti metastatici che avevano fallito una precedente terapia – spiega – l’iniezione dell’RP1 insieme all’immunoterapia nivolumab ha dato un 38%-40% di risposte, quindi la riduzione del tumore con una lungo sopravvivenza. Non solo si riduce la massa là dove è stato iniettato il virus, ma anche le metastasi”. Dati emersi dallo studio di Fase 2 Ignyte, così convincenti che negli Stati Uniti la Food and Drug Administration ha assegnato a RP1 il ‘bollino’ di Breaktrough Therapy che garantisce una corsia preferenziale per l’approvazione. Ma siamo già oltre: “Su RP1 più nivolumab, questa volta come opzione di prima linea in pazienti con malattia avanzata, partirà ora lo studio di Fase 3 a cui parteciperà con diversi centri anche l’Italia – spiega l’oncologo campano -. Se si confermeranno gli esiti positivi, la disponibilità di questa terapia per i pazienti sarà il passo successivo anche in Europa e in Italia”.

L’immunoterapia ‘dual block’

Nel nostro Paese intanto da settembre scorso il Ssn rimborsa la nuova terapia di prima linea che secondo lo studio di Fase 2/3 Relativity-047 raddoppia la sopravvivenza dei pazienti con melanoma non resecabile e metastatico. Quindi non operabili. L’hanno definita ‘dual block’ perché, con una sola somministrazione, i due farmaci nivolumab (immunoterapico) e relatlimab (anticorpo monoclonale umano) agiscono su due blocchi diversi di inibizione del sistema immunitario da parte delle cellule tumorali. “È una combinazione somministrabile ai pazienti Pd-L1 negativi, con il vantaggio di una minore tossicità rispetto a un’altra immunoterapia destinata sempre a questa tipologia di pazienti”, spiega Ascierto. Che ricorda: “Grazie all’immunoterapia il melanoma metastatico è diventato sempre più curabile, tanto che oggi oltre la metà dei pazienti è viva a dieci anni dalla diagnosi. Con la combinazione nivolumab-relatlimab, che ha aumento del 25% la sopravvivenza mediana libera da progressione rispetto alla monoterapia che era uno standard consolidato, si punta a migliorare ancora questi risultati”.

Terapia neoadiuvante in arrivo

Sarà autorizzato anche in Italia, tra i pochi Paesi al mondo, l’impiego di cicli di immunoterapia in funzione neoadiuvante, cioè di sostegno all’operazione necessaria ad esempio per asportare una metastasi all’ascella. “Abbiamo così la possibilità di trattare stadi più precoci – afferma Ascierto – nelle persone che devono sottoporsi a intervento: si fanno dei cicli di immunoterapia neoadiuvante prima dell’operazione e poi si continua nel post operatorio con il trattamento adiuvante. Utilizzare l’immunoterapia quando il tumore è in sede, prima dell’intervento chirurgico, consente di immunizzare meglio il paziente sviluppando un sistema immunitario attivato che ha un effetto-memoria più potente rispetto al trattamento classico”.

Vaccino a mRna sempre più vicino

La svolta nella storia della malattia, insieme all’immunoterapia che vive progressi dirompenti, potrebbe arrivare dal vaccino per cui è in corso l’ultimo step a livello di sperimentazione. “Il vaccino a Rna messaggero per il melanoma è oggi in sperimentazione di Fase 3 e se lo studio sarà positivo si andrà ‘in farmacia’. E’ stato chiuso l’arruolamento, cioè è stato raggiunto il numero di pazienti-target e adesso aspettiamo i dati, di cui se tutto va bene disporremo a inizio 2027”, annuncia Ascierto, a capo del team che al Pascale il 26 gennaio 2024 ha potuto somministrare il vaccino a mRna al primo paziente in Italia.

Fonte: Il Sole 24 Ore