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Meloni domani da Starmer: il governo pensa al rialzo delle spese per la difesa
Dall’altro lato dell’Atlantico lo scontro tra il presidente Usa Donald Trump e quello ucraino Zelensky non è passato inosservato, e ha ulteriormente confermato la necessità di andare nella direzione di una difesa a regia europea, dopo che per anni gli Usa hanno ricoperto un ruolo di primo piano. Il primo banco di prova in questo scenario sarà già domenica 2 marzo, quando si riunirà un vertice paneuropeo (il “Leaders Summit on Ukraine”) pilotato dal Regno Unito del dopo Brexit e allargato alla Turchia. La riunione sui progetti di difesa comune del vecchio continente e sulla sicurezza ucraina è stata convocata a Londra dal premier britannico Keir Starmer. Un appuntamento che segue il risultato in chiaroscuro della visita giovedì a Washington da sir Keir a Donald Trump. Sul tavolo ci sarà proprio il nodo della garanzie di sicurezza da offrire a Kiev qualora si arrivi a un cessate il fuoco con la Russia. I temi principali riguardano l’eventuale impiego di truppe e gli impegni per un coordinamento europeo per la difesa.
Bilaterale tra Meloni e Starmer a Downing Street
Il formato dell’incontro andrà oltre quello della precedente riunione analoga ospitata la settimana scorsa a Parigi da Emmanuel Macron e limitata ai leader di Francia, Gran Bretagna, Italia (Giorgia Meloni), Germania (Olaf Scholz), Polonia (Donald Tusk), Spagna (Pedro Sanchez), Olanda (Dick Schoof), Danimarca (Mette Frederiksen), oltre che ai vertici di Ue e Nato. Per includere – accanto al già annunciato Zelensky, reduce da Washington – i capi di governo di Finlandia, Norvegia, Svezia, Repubblica Ceca e Romania. Ma soprattutto la Turchia, Paese cruciale negli equilibri diplomatici attuali, e apparentemente meno a disagio di altri rispetto ai timori che i segnali di rapido disgelo fra Trump e Putin possano tradursi in effetti in un appeasement destinato a premiare “l’aggressore” (Mosca). Il meeting, in programma dalle 14 alla Lancaster House, a pochi passi da Buckingham Palace, sarà preceduto in mattinata pure da una videocall di Starmer con i leader baltici di Estonia, Lettonia e Lituania e dai due soli bilaterali confermati per ora a Downing Street: con Zelensky e con Meloni.
L’apertura di Giorgetti all’ipotesi di aumentare le spese militari
Sul rafforzamento della difesa del continente e sul conseguente aumento delle spese militari, si è registrata nelle ultime ore un’apertura da parte del governo. Nota la posizione del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani – che ha auspicato il raggiungimento del 2% del Pil in spesa per armi, purché l’Ue consenta di considerare quegli investimenti fuori dal Patto di stabilità – è giunta anche l’apertura del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. «Quando discutiamo di un aumento delle spese per la difesa, io ho sicuramente un contraccolpo sul mio bilancio, ma vorrei avere anche un’evidenza di quello che può derivarne in termini di crescita economica. Si parla moltissimo della riconversione dell’automotive al sistema di difesa, non si può ignorare che la spesa per la difesa e gli investimenti della difesa hanno anche una ricaduta in termini di crescita economica». Quanto all’Europa il titolare del Mef rivendica che «la posizione italiana, che tanti di voi avete criticato, incredibilmente a distanza di un anno trova conforto nella realtà, perché sulla spesa per la difesa avevamo detto che bisognava considerare le eccezioni, avevamo detto che le regole devono essere flessibili in relazione all’evoluzione del contesto macroeconomico generale e, ahimè, la realtà in qualche modo sopravanza la pura teoria, la filosofia contabile».
Fonte: Il Sole 24 Ore