Meloni e la destra trionfano, sfide future per Schlein”

Con un’Europa destabilizzata dall’avanzata della destra, con la Francia che torna al voto dopo la sconfitta di Macron e il successo di Le Pen, con Scholz in crisi piegato dal risultato di Afd, l’Italia invece tiene l’equilibrio di Governo. Brucia l’astensionismo ma l’esito elettorale è ancora una fiducia alla destra italiana e a Meloni. Parliamo dei primissimi exit poll – quindi suscettibili di variazioni anche importanti – ma la tendenza è quella di una coalizione che continua a convincere.

Nelle altre realtà europee – invece – governare ha stancato gli elettori e sta costando caro a Macron o Scholz. In Germania ha pesato il segno meno sull’economia, in Francia le scelte su previdenza e guerra che hanno fatto la differenza molto più dei calcoli sulla prossima Commissione. Pesano le situazioni interne e in questo l’Italia ha rappresentato una eccezione, che Meloni potrà spendere nelle prossime tappe che l’aspettano. Premierato, innanzitutto. Quello è il suo asso mentre nelle partite più complesse come quella della prossima legge di bilancio, ci arriva più solida. Si tratta, però, di mettere in sintonia due dossier diversi sapendo che il malessere sociale può facilmente riversarsi sulla scommessa referendaria. E in questo senso quello che è accaduto nei vari Paesi Ue è un warning.

C’è poi un aspetto più strettamente po

litico. Ossia, chi aveva immaginato per la premier un percorso moderato, in casa e a Bruxelles, ora ha davanti un quadro diverso. Il successo di Marine Le Pen, la crisi dell’asse Scholz-Macron mettono Meloni nelle condizioni di stressare la sua leadership di destra e ricavarsi uno spazio rilevante (e chissà cosa accadrà alle elezioni francesi di fine mese, se ci sarà anche una nuova presidenza francese di destra).

Se però Meloni è un’eccezione – tra i premier – per la tenuta sui consensi, si può dire lo stesso per Schlein nel panorama del socialismo europeo. Infatti, conquista voti, riesce a superare l’asticella che si era data consolidando la sua leadership. In questo senso si può dire che la polarizzazione ha funzionato e le ha premiate. La domanda ora è se la segretaria Pd userà questa forza nell’unico modo possibile: intestandosi il compito di formare una coalizione alternativa. La distanza con i 5 Stelle è sufficiente da darle quel ruolo e rimettere insieme i pezzi del centro-sinistra. Una sfida che potrebbe essere facilitata proprio dalla premier se deciderà di affrontare il referendum. Un appuntamento che già compatta tutte le opposizioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore