Meloni porta il made in Italy in Cina per costruire il dopo Via della Seta

L’istruttoria che ha preparato la visita in Cina di Giorgia Meloni è stata lunga e laboriosa. Ci si lavora da oltre un anno. Da dopo il faccia a faccia che la premier ebbe a Bali, in occasione del G20, con il presidente cinese Xi Jinping. L’ultimo presidente del Consiglio a venire in Cina era stato nel 2019 Giuseppe Conte. Da allora è passato un lustro. Cinque anni nei quali i rapporti sono radicalmente cambiati, parallelamente all’acuirsi delle crisi internazionali, all’avvicinamento (e al sostegno) di Pechino a Mosca, allo scontro crescente non solo con gli Usa ma con l’Europa che ha reagito con i dazi al dumping cinese su auto elettriche e biocarburanti. La conferma più evidente da parte dell’Italia è arrivata con l’ uscita dalla Via della seta. Un addio che però si è consumato senza annunci roboanti da parte di Meloni. La premier ha sempre imputato la scelta della rinuncia non a questioni politiche ma economiche, al mancato raggiungimento dei «risultati sperati», tant’è che il deficit commerciale a favore della Cina nei 4 anni in cui il memorandum era in vita è fortemente aumentato. Ed è proprio il riequilibrio e il rilancio dei rapporti economici con Pechino ad essere al centro del viaggio di 4 giorni che si concluderà mercoledì a Shanghai.

Meloni è atterrata ieri pomeriggio a Pechino (con lei anche la figlia Ginevra)e oggi incontrerà il primo ministro cinese, Li Qiang. L’attenzione però è concentrata soprattutto sul faccia a faccia che la premier avrà domani con Xi Jinping.La leader italiana arriva in Cina mentre è ancora alla guida del G7 e anche in questa veste si confronterà domani con il presidente cinese sul ruolo che la Cina può esercitare sia sulla guerra in Ucraina ma anche sul fronte mediorientale. Basti pensare agli attacchi Houthi nel Mar Rosso che colpiscono le navi da carico occidentali, a partire da quelle italiane, e risparmiano quelle cinesi.

Al centro della missione c’è però soprattutto l’economia. Meloni a Pechino inaugurerà la settima edizione del Business forum Italia-Cina al quale parteciperanno alcuni big del comparto energetico e industriale e del made in Italy come, tra gli altri, Eni, Leonardo, Iveco, Fincantieri, Snam, Prysmian, Pirelli, Intesa, Generali, Prada, Dolce&Gabbana. Obiettivo del governo, si apprende da fonti italiane, è di imprimere una dinamica positiva all’interscambio commerciale che si è assestato nel 2023 a 66,8 miliardi di euro, facendo della Cina il secondo partner extra-Ue dell’Italia, dopo gli Usa. A questo si aggiungono uno stock di investimenti diretti esteri italiani pari a 15 miliardi e oltre 1600 aziende italiane attive nel Paese nei settori tessile, meccanica,farmaceutica, energia e industria pesante.

La premier, che parteciperà anche alla cerimonia per ricordare i 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo, vuole rientrare a Roma avendo ottenuto assicurazioni concrete sul rafforzamento del partenariato con il Dragone come prima di lei hanno fatto Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz: dagli investimenti in Italia sull’automotive al miglioramento delle esportazioni verso la Cina del made in Italy, alle facilitazione per incrementare la domanda turistica. Allo stesso tempo e altrettanto decisivo sarà uscire dal confronto con Xi Jinping con una postura chiara e riconoscibile sulla politica internazionale che possa offrire un contributo ai suoi alleati in Europa come negli Usa. A prescidere da chi vincerà la corsa per la Casa Bianca e di quale portafoglio Ursula von der Leyen vorrà affidare al commissario italiano.

Fonte: Il Sole 24 Ore