Mercato del lavoro 2023, la rivoluzione invisibile
Il tasso di inflazione elevato in Europa continua ad avere un impatto reale su chi lavora e chi è in cerca di impiego. Sebbene la Banca Centrale Europea preveda un lieve calo dell’inflazione in paesi come Italia, Francia e Germania (da una media di 8,4% nel 2022 a circa 5,6%) quest’anno, ci troviamo ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla BCE. Questa situazione sta influenzando notevolmente le priorità e le scelte di carriera dei lavoratori.
Il sondaggio, condotto da PageGroup, azienda internazionale di recruiting che opera in Italia con i marchi Page Executive, Michael Page e Page Personnel, ha rivelato alcuni risultati inaspettati, che inevitabilmente influenzeranno anche le strategie delle aziende per attrarre e trattenere i migliori talenti.
I dettagli del sondaggio
Solo il 4% dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato di non aver risentito dell’inflazione, mentre la stragrande maggioranza ha dichiarato di aver sofferto in particolare aumenti collegati a generi alimentari e bollette. Malgrado queste difficoltà finanziarie, oltre la metà dei partecipanti (62%) ha affermato di non aver ricevuto alcun aumento di stipendio nel corso degli ultimi 12 mesi. Tra i pochi fortunati ad averlo avuto, il 31% ha specificato che questo contributo è unicamente destinato a controbilanciare i pesanti effetti dell’inflazione.
L’inflazione ha un impatto notevole anche sulle aziende che, a causa delle difficoltà economiche e dei limiti di budget, spesso non riescono a prendere provvedimenti concreti per aiutare i dipendenti. Se non è così semplice offrire un adeguamento di stipendio, ci sono però alcuni strumenti che possono aiutare e fare la differenza in un momento che, non possiamo negarlo, è complesso per tutti. Ad esempio, è possibile dare una indennità per coprire l’aumento dei costi dei beni di prima necessità, ma anche offrire benefit non monetari (orari flessibili, lavoro da remoto) che possono migliorare sensibilmente la vita quotidiana delle risorse, senza però incidere sui profitti.
Non dimentichiamo, infatti, che la flessibilità rappresenta non più un benefit, ma un must-have: orari flessibili (per il 71%) e lavoro ibrido (per il 77%) sono elementi fondamentali per i lavoratori di ogni fascia di età. Oggi le persone mettono al centro il proprio valore e quasi nessuno è più disposto a sacrificare il proprio benessere. Anzi, un numero sempre maggiore di candidati valuta il proprio lavoro sulla base di una chiara equazione di valore: stipendio + crescita professionale + flessibilità. È su questi tre pilastri, ormai imprescindibili, che vanno costruite le fondamenta della cultura aziendale.
Fonte: Il Sole 24 Ore