MiC, un terzo dei musei autonomi è in attesa di un direttore

Scorrendo con pazienza il sito del Ministero della Cultura e poi del Consip, scopriamo diversi bandi per i servizi museali, ma nessuna traccia di gare per le direzioni vacanti dei musei statali. Secondo l’indagine di Arteconomy sono 21 gli istituti di rilevante interesse nazionale dotati di autonomia speciale, nella lista dei 67 tra vecchi e nuovi (DPCM 15 marzo 2024, n. 57), in attesa di una nuova guida nel 2024. Un terzo circa: tre vecchie direzioni, due di fresca autonomia di I fascia e altre due di II fascia sono avocate alla Direzione Musei guidata da Massimo Osanna o al Capo dipartimento Diac guidato da Mario Turetta (ex Segretario generale), dieci vecchie direzioni scadranno entro l’autunno – si è in attesa di conferma dell’incarico dell’attuale direttore o di nuovo bando – e, altre tre nuove di II fascia aspettano un bando. Poi, sulla carta il Parco del Colosseo ha sempre una direzione, quella di Alfonsina Russo, che però lo scorso luglio è stata chiamata a Capo del nuovo DiVa (Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale). C’è tanto lavoro da fare se si considera che un bando ha tempi di conclusione di almeno sei mesi. I musei nel limbo intanto proseguono l’attività ordinaria. Certo non è stato perso un visitatore, grazie anche alle nuove aperture nei giorni festivi del 25 dicembre e di Ferragosto e la voglia di ritornare nei musei dopo un 2022 ancora pandemico (fino al 1° aprile di due anni fa per accedere ai musei era obbligatorio esibire il green pass e poi dopo c’è stato l’obbligo d’indossare una mascherina FFP2), ma un museo senza direzione non ha una programmazione.

Chi è in attesa

Le prossime nomine dovrebbero definire, dopo la nomina di Russo al DiVa, come si articolerà la guida del Colosseo, che potrebbe prevedere la nomina anche di un secondo direttore di II fascia, e dovrà individuare la direzione di livello dirigenziale generale del polo fiorentino della Galleria dell’Accademia – Musei del Bargello e del Museo archeologico nazionale di Napoli (passato da II a I fascia) e poi ancora assegnare una guida agli enti con livello dirigenziale non generale come il nuovo polo Pantheon e Castel Sant’Angelo e molti altri musei di peso sparsi per l’Italia (in tabella) come il complesso monumentale della Pilotta e i musei affidati ai dirigenti nominati in marzo.

La riforma Franceschini ha creato uno spartiacque tra il prima e il dopo l’entrata in vigore, nel 2014; prima la maggior parte dei musei era priva di autonomia; oggi si è arrivati a 67 istituti con il relativo moltiplicarsi di direzioni. Per molti esperti questa riforma resta incompleta perché non ha attribuito ai direttori una reale autonomia nella scelta del personale, che resta in capo al MiC, nel bene e nel male: il direttore non può scegliersi la squadra, ma in caso di emergenza, come il Covid, nessuno resta a casa come accaduto al personale dei musei americani. In compenso, i musei statali autonomi hanno determinato un cambio di passo: il direttore è diventato un personaggio pubblico, quando ha radicato il museo nel territorio, e ha creato un brand più attrattivo. È però un peccato che molte buone pratiche siano state condivise forse solo informalmente: è mancata una regia da parte del MiC.

Programmazione e competenze

«Gli interim e le attese per le nomine dei nuovi direttori degli istituti di più recente creazione determinano una situazione di sospensione, che rischia di rivelarsi dannosa per gli istituti coinvolti, che non possono programmare più di tanto la loro attività culturale» spiega Ludovico Solima, uno dei maggiori esperti di management dei musei. «L’interim per il suo carattere di temporaneità, sottrae la possibilità di una programmazione strategica, fondamentale per una corretta gestione del museo. Definire un piano strategico del museo che abbracci l’intera durata dell’incarico è fondamentale per un direttore. Come accade all’estero, dove questa metodologia è ampiamente diffusa, mentre è molto più raro che ciò accada in Italia, dove il più delle volte non è tecnicamente possibile andare oltre alla predisposizione di un bilancio di previsione per l’anno in corso».

Per Michele Lanzinger, presidente dal 2022 di Icom Italia, è «impossibile pensare che un’organizzazione non disponga di una figura di coordinamento con competenze per la predisposizione di programmi attuativi i della sua missione. Le caratteristiche di un direttore devono prevedere, come primo criterio, un’ottima comprensione della mission e della sua armonizzazione rispetto agli indirizzi strategici indicati dalla proprietà, pubblica o privata che sia». Riguardo le competenze Lanzinger rileva come sia «fondamentale che il direttore abbia piena potestà sugli ambiti culturali del museo. Inoltre, sono richieste abilità capaci di intercettare e rendere operativi ambiti come l’educazione, il cultural welfare, la ricerca unita alle attività di comunicazione e fundraising. Qualora l’organo politico – ministro, sindaco, assessore – interferisse o si sostituisse al direttore, emergerebbe un conflitto di competenze, ovvero un rapporto viziato che andrebbe a corrompere la parte scientifica e gestionale» conclude il direttore del Muse, Museo delle Scienze di Trento.

Fonte: Il Sole 24 Ore