Microelettronica, è allarme a Catania per la Linea pilota

Microelettronica, è allarme a Catania per la Linea pilota

Non si vede ma la preoccupazione c’è. Eccome. Anzi si può addirittura dire che c’è allarme a Catania per la realizzazione della Linea pilota per la microelettronica di potenza nell’ambito del Chips Joint Undertaking (Chips JU), il programma internazionale istituito con il Chips Act, il pacchetto legislativo approvato a settembre 2023 dalla Commissione europea con l’obiettivo di incentivare e sostenere la produzione di semiconduttori a livello europeo. A distanza di mesi dalla notizia dell’approvazione del finanziamento da parte Governing board del Chips Joint Undertaking al Cnr, per un totale di 360 milioni di cui 220 destinati a Catania (il resto va a iniziative minori ma complementari in altri Paesi Ue), si rincorrono all’ombra dell’Etna le voci e i malumori di chi si aspettava che l’Istituto per la microelettronica e i microsistemi del Cnr che ha sede da queste parti avesse un ruolo centrale nell’iniziativa ritenuta strategica per lo sviluppo e il consolidamento di un settore in cui l’area etnea ha già la leadership mondiale grazie anche alla presenza del sito produttivo di StMicroelectronics.

L’aver dirottato la regia di tutta l’operazione a Roma è stato interpretato come un disimpegno da parte della sede catanese dell’Istituto diretto da Vittorio Privitera con poca attenzione alla grande importanza dell’iniziativa che si è concretizzata grazie a un impegnativo lavoro nell’asse Catania-Roma-Bruxelles. Ma questo aspetto, in una vicenda che rischia di diventare paradossale, è forse oggi il meno rilevante. Perché nel frattempo, a partire da aprile dell’anno scorso (quando il finanziamento è stato ufficializzato) a oggi la matassa si è ingarbugliata parecchio e nell’Etna Valley si teme che le complicazioni possano non solo rallentare l’avvio dell’iniziativa ma addirittura metterla in pericolo facendo perdere all’Italia ma soprattutto alla Sicilia «una opportunità unica»: ad agosto dell’anno scorso il Cnr ha costituito con i partner italiani (Fondazione Bruno Kessler, la Fondazione Chips-it, il Iu.Net) il consorzio Chip4Power, acronimo di Consortium high-technology pilot line for wide-bandgap semiconductors, con sede a Catania, qualificandolo come soggetto attuatore della Linea pilota.

Il nuovo soggetto giuridico, di fatto una startup, presieduto da Stefano Fabris che è direttore del Dipartimento scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr, ha messo in allarme un po’ tutti: intanto Bruxelles che chiede garanzie sulla reale capacità di questo consorzio che deve gestire oltre 220 milioni di euro, poi dai ministeri (delle Imprese e Made in Italy e della Ricerca) che partecipano al finanziamento con 55 milioni ciascuno e infine dalla Regione siciliana che si è impegnata a cofinanziare con 20 milioni la costruzione dell’edificio che dovrà ospitare la linea pilota: il terreno è stato individuato dal Comune di Catania ma non si sono visti passi avanti. Bruxelles chiede garanzie ai ministeri che, però, tacciono. Insomma un pasticcio che, dicono da queste parti, sta rallentando l’avvio dell’iniziativa.

Il Cnr dal canto suo sta provando a correre ai ripari e ha avviato una trattativa con Bruxelles per far sì che possa essere il consorzio a occuparsi dell’attuazione: «Abbiamo ragionato a lungo e abbiamo pensato che fosse più utile anche ai fini dell’efficienza creare un nuovo strumento controllato da Cnr – spiega Fabris -. Prima dell’attuazione è prevista una ulteriore fase di negoziazione ed è quello che stiamo facendo: siamo alla fase conclusiva. C’è tempo cinque anni per realizzare la linea pilota e il conto alla rovescia parte a conclusione di questa fase di trattativa di cui dicevo». La speranza è che il tutto possa essere chiuso entro i primi di febbraio, ma a Catania sono molto scettici e in ogni caso, si dice, resta lo scarso coinvolgimento dell’ecosistema locale.

Fonte: Il Sole 24 Ore