Migranti, crollano gli sbarchi ma preoccupano gli arrivi dal Bangladesh

Migranti, crollano gli sbarchi ma preoccupano gli arrivi dal Bangladesh

Crollano gli arrivi di migranti, ma l’Italia è ora alle prese con una rotta che, visti i numeri, preoccupa le nostre autorità. Sono 35.725 le persone giunte finora in Italia dall’inizio del 2024 a fronte delle 94.009 dello stesso periodo di riferimento nel 2023: una flessione del -62% che però non rasserena del tutto, alla luce della crisi politica e dei disordini in Bangladesh scoppiati da alcune settimane.

Preoccupa il Bangladesh

Il numero dei cittadini bengalesi è infatti già balzato in cima alla lista delle nazionalità dei migranti che hanno lasciato la propria casa per raggiungere l’Italia quest’anno: sono finora 7.615, seguiti da siriani (5.725) e tunisini (4.747). Con questi numeri alla mano e lo sguardo attento al Paese che stenta ad uscire dalla situazione di caos, gli occhi sono puntati sulla rotta che porta ai voli dal Bangladesh all’Egitto, dove seguono i viaggi della disperazione nel Mediterraneo gestiti dai trafficanti di vite. Non è escluso che, visto il momento storico che vive lo Stato asiatico, il fenomeno sia finito sul tavolo dell’incontro del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica svoltosi prima dell’ultimo Cdm di mercoledì scorso, a cui partecipano diversi ministri e i vertici dei servizi segreti.

Il confronto con l’Egitto

Bocche cucite al momento però sulle ipotesi di un accordo tra Italia ed Egitto per scongiurare un significativo aumento dei flussi da quella rotta, così come accaduto l’anno scorso per la crisi in Tunisia. Resta monitorata la situazione sugli arrivi di nuovi profughi attraverso la Siria a seguito dell’escalation di tensioni in Medioriente, che al momento comunque non desta particolari preoccupazioni.

L’attuazione degli accordi con l’Albania

I lavori per la costruzione del centro per i migranti in Albania, frutto dell’accordo tra Roma e Tirana, intanto proseguono: dopo l’ultimo slittamento dell’apertura, sembra probabile che la struttura possa essere attiva entro la fine del mese. Il rinvio – aveva spiegato l’ambasciatore italiano, Fabrizio Bucci – è legato a «fattori non preventivabili: prima di tutto abbiamo trovato un terreno friabile sul quale non potevamo costruire, e siamo stati costretti ad inserire 7mila pali di cemento armato, da quasi un metro di diametro, fino a 13 metri di profondità». A parlare di «una questione di settimane» è stato lo stesso ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il quale ha nuovamente sottolineato come in merito al fenomeno migratorio il governo abbia scelto la linea della «fermezza, del contrasto ma anche degli accordi bilaterali, in una logica di rispetto per i paesi di provenienza e transito dei migranti».

Lampedusa e situazione sbarchi

All’hotspot di Lampedusa ha invece fatto visita una delegazione di Forza Italia, guidata da Alessandro Battilocchio, deputato responsabile del dipartimento immigrazione del movimento azzurro: «Per anni Lampedusa è stata l’emblema di un’Italia lasciata sola dall’Unione europea a gestire un’emergenza permanente. Oggi il quadro è diverso. A Roma come a Bruxelles, è in atto un’azione sistemica per una problematica strutturale», ha detto il parlamentare ringraziando di persona operatori della Croce Rossa, delle forze di polizia e militari oltre a tutti gli operatori della struttura, che garantiscono la funzionalità del centro. Altri 167 migranti sono giunti intanto sull’isola in queste ore, con otto sbarchi per un totale di 277 persone. Sulle ultime quattro imbarcazioni agganciate, dalle motovedette di Capitaneria, carabinieri, guardia di finanza e dall’assetto romeno di Frontex, c’erano gruppi composti da 28 a 52 sedicenti ghanesi, gambiani, guineani, malesi, nigeriani, liberiani, egiziani e siriani. Due dei gruppi hanno riferito di essere partiti da Sfax, in Tunisia, pagando da mille a duemila dinari. Gli altri due gruppi invece da Karabolli e Sabratah, pagando dai cinque ai seimila dollari.

Fonte: Il Sole 24 Ore