Migranti, il punto è la supremazia del diritto Ue su quello nazionale

Un azzardo o una sottovalutazione? È lecito porsi la domanda dopo il pasticcio, ampiamente prevedibile, creatosi attorno al centro per i rimpatri aperto dal governo italiano in Albania con un’enfasi mediatica lungamente studiata. Perché se i giudici del Tribunale di Roma non hanno convalidato il trattenimento dei 12 (dodici!) migranti provenienti dall’Egitto e dal Bangladesh lo hanno fatto nel rispetto della sentenza del 4 ottobre scorso della Corte di Giustizia Ue che dispone che non si possono rimpatriare migranti provenienti da Paesi non sicuri. Sentenza, questa sì, arrivata come una doccia gelata sulla testa della premier Giorgia Meloni proprio mentre si spendeva per esportare il “modello Albania” a Bruxelles. Incassando per altro l’interesse della presidente della Commissione Ursula von der Leyen (difficile dire se autentico o strumentale in vista del voto dell’Europarlamento sulla sua squadra), che nei giorni scorsi ha invitato i 27 ad «esplorare l’idea di sviluppare hub per il rimpatrio al di fuori della Ue».

Governo all’attacco

Il Governo tutto, non solo il leader della Lega Matteo Salvini sotto processo a Palermo con l’accusa di sequestro di persona nel caso della ong Open Arms ma anche il solitamente cauto ministro della Giustizia Carlo Nordio, grida ora al complotto della magistratura politicizzata (le famose “toghe rosse” di belusconiana memoria) contro le legittime decisioni politiche del governo. Non può stabilire la magistratura quali sono i Paesi sicuri e quali no, è l’argomentazione. «Interverremo con provvedimenti legislativi – ribadisce Nordio -. Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, queste decisioni rischiano di creare incidenti diplomatici: definire non sicuro un Paese amico come il Marocco può creare problemi. E aggiungo che se noi ritenessimo che non sono sicuri Paesi in cui vigono regole che noi abbiamo ripudiato, come la pena di morte, allora anche gli Stati Uniti non sarebbero un Paese sicuro. Sono questioni di alta politica che non dovrebbero essere lasciate alla magistratura e non saranno lasciate alla magistratura».

Conformità a norme e trattati internazionali

Ma può l’annunciato intervento essere risolutivo nella direzione auspicata dal Governo? «Non so come potranno uscirne…», dice il costituzionalista esperto di diritti Salvatore Curreri. Perché il punto – spiega – non è la decisione del Tribunale di Roma, il punto è la supremazia del diritto europeo su quello nazionale, supremazia accettata dal nostro Paese con l’atto di adesione all’Unione europea e per di più stabilita a chiare lettere dalla nostra Costituzione anche in tema di immigrazione: «La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali», recita l’articolo 10. Non a caso nella scorsa legislatura (2018) Fratelli d’Italia aveva presentato una proposta di modifica degli articoli 11 e 117 della Costituzione, articolo su cui si fonda la supremazia del diritto europeo su quello nazionale («Le norme dei Trattati e degli atti dell’Unione europea sono applicabili a condizioni di parità e solo in quanto compatibili con i principi di democrazia e di sussidiarietà, nonché con altri principi della Costituzione italiana», recitava l’articolo 11 riscritto allora da Meloni).

Azzardo sottovalutazione?

Insomma, il punto non sono le toghe rosse ma la cessione di sovranità all’Unione europea che tutti i Paesi membri hanno accettato e sottoscritto. Ha buon gioco la segretaria del Pd Elly Schlein a rimarcare che «per aggirare le sentenze della Corte di giustizia Ue dovrebbero uscire dall’Unione… non penso che lo vogliano proporre, anche se non sarebbe la prima volta». E allora, azzardo o sottovalutazione? Certamente c’è un elemento di azzardo, nel senso che il Governo per così dire ci ha provato, sperando in un atteggiamento più clemente da parte della magistratura. Ma c’è sicuramente un aspetto tutto politico che ha a che fare con quella narrazione sul tema sensibile dei migranti rivolta soprattutto a rafforzare la fedeltà di quella fetta di elettorato che vuole il pugno di ferro e che è pronta a riversare sulla magistratura e sulla sinistra l’accusa di sabotaggio. «Almeno la premier ci ha provato e solo la magistratura in combutta con l’opposizione lassista le ha impedito di realizzare il suo piano». Indipendentemente dalle norme che saranno varate dal prossimo Cdm, insomma, la narrazione è destinata a continuare.

Fonte: Il Sole 24 Ore