Milano al top per crescita, giù gli investimenti esteri. Nodo-casa per i giovani

Quanto ai flussi turistici, il 2023 è un anno positivo in termini di visitatori: Milano, in particolare, segna l’incremento annuo più marcato tra le città benchmark, pari a +24,2%, e conta 7,6 milioni di arrivi secondo le statistiche ufficiali. La crescita del numero di turisti è stimata in ulteriore espansione anche nel 2024 per tutte le città benchmark: Milano conterebbe 8 milioni di arrivi, il +5,2% rispetto al 2023.

Lo scatto dell’economia

Nel confronto con il pre Covid, tuttavia, Milano resta la più performante grazie soprattutto a una ripartenza veloce e robusta nel biennio precedente: alla fine dello scorso anno, il valore aggiunto del capoluogo lombardo supera del +8,7% i livelli del 2019, un dato superiore ad Amsterdam (+8,1%), Berlino (+6,9%), New York (+4,4%), Monaco (+2,2%), Barcellona (+1,9%), Londra (+0,1%) e Parigi (ancora sotto del -2,6%).La diffusa tenuta economica trova riscontro sul fronte del lavoro. Nel 2023 la disoccupazione si riduce nella maggior parte delle città: sale in misura contenuta a Monaco, Londra e Berlino e, marcatamente, solo a San Francisco. A Milano il tasso scende al 4,7% (dal 5,4% di un anno prima), come a Londra e New York, e comparabile anche con Monaco (4,5%) e Chicago (4,2%). Tassi molto elevati, quasi doppi rispetto al capoluogo lombardo, permangono a Barcellona (8,9%) e Berlino (9,1%).

Spada: «Politiche abitative e fiscali per rilanciare l’attrattività verso i talenti»

«Milano – spiega il presidente di Assolombarda Alessandro Spada – dimostra ancora una volta la sua forza in termini di performance economica. Ma la città vive una fase storica di ‘chiaro-scuri’. Penso alla questione dell’attrattività dei talenti, tema su cui la ricerca evidenzia delle criticità. Perdere i talenti significa rinunciare a un potenziale di opportunità, di capacità, di contributi che singoli individui potrebbero dare alla nostra società ed economia, il cui spreco – oggi più che mai – non possiamo più tollerare. Milano, quindi, ha la responsabilità di invertire questa tendenza: dobbiamo tutti contribuire a rendere la città capitale economica del Paese e snodo strategico europeo più attrattiva verso i giovani, mettendoli nelle condizioni migliori per scegliere Milano come meta di studio e di lavoro. In questa direzione, siamo consapevoli che il tema del costo della vita incide sulla scelta. Casa e stipendi sono le priorità su cui lavorare. Se sul tema della casa è fondamentale ragionare in ottica metropolitana, e quindi di territorio allargato, sul fronte stipendi, invece, è necessario rendere strutturale, innanzitutto, il taglio del cuneo fiscale e, insieme, introdurre una flat tax del 5% sulle retribuzioni dei giovani under 35 per i primi 5 anni di lavoro e poi del 15% per i successivi 5 anni. Inoltre, occorre incoraggiare misure di welfare che possano favorire l’equilibrio vita-lavoro. Sono diverse le sfide che abbiamo davanti ma Milano saprà certamente trovare le giuste risposte: ha tutte le carte in regola per confermarsi non solo come motore dell’economia ma anche come interprete di buone pratiche capaci di far fronte alle sfide sociali di questo tempo».

Gli investimenti immobiliari: a Milano un terzo del totale nazionale

Il focus sul mercato immobiliare commerciale, sviluppato in collaborazione con JLL, conferma Milano come un’area centrale nel quadro nazionale, concentrando oltre un terzo degli investimenti effettuati dagli operatori immobiliari in Italia. La ricerca si sofferma anche sull’apertura ai capitali esteri: a Milano, nell’ultimo decennio, la componente ‘cross border’ rappresenta in media il 55% del totale, una delle quote più elevate nel confronto europeo: poco sopra c’è Amsterdam (58%), poi Londra (65%) e Barcellona (70%), viceversa, presentano valori inferiori Berlino (50%), Parigi e Monaco (37% entrambe). Nell’ultimo decennio, in media, New York e Londra hanno attratto investimenti immobiliari ‘capital markets’ rispettivamente per 32,6 e 25,4 miliardi di euro annui, seguite da Tokyo e Parigi con circa 21 miliardi di euro. In una fascia intermedia si collocano San Francisco, con 5,6 miliardi di euro, e Monaco, con 6 miliardi di euro. Più in basso troviamo Milano, i cui 3,1 miliardi di euro la collocano sopra, sebbene di poco, ai 3 miliardi di euro di Amsterdam e agli 1,7 miliardi di euro di Barcellona.

Secondo i dati più recenti, nel primo semestre del 2024 gli investimenti real estate commerciali a Milano ammontano a quasi 600 milioni di euro, più che ad Amsterdam (400 milioni) e su livelli comparabili con Barcellona (700 milioni) e San Francisco (900 milioni). Su una scala dimensionale decisamente più elevata, si collocano Londra (7,5 miliardi), New York (8,8 miliardi) e Tokyo (10,2 miliardi). In questo periodo, tutte le città peer registrano un marcato calo rispetto alla media semestrale dell’ultimo decennio, che a Milano arriva al -55,6%. Il recente ciclo di riduzione dei tassi potrà contribuire ad incoraggiare il ritorno degli investimenti, anche se le aspettative su un minore costo del debito futuro, potrebbero ritardare alcune operazioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore