Militari, l’era dei sindacati: ok a 21 sigle. Verso i tavoli per aumenti da 180-195 euro
Si inaugura l’era dei sindacati militari. Il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, ha firmato ieri i due decreti sulla rappresentatività delle associazioni professionali a carattere sindacale – 21 in tutto, di cui uno interforze, l’Usmia, rappresentativo sia per Esercito e Marina sia per i Carabinieri – che sbloccano l’iter per l’apertura delle trattative sui nuovi Accordi per il comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico. Sul piatto, per i circa 450mila lavoratori, ci sono 1,5 miliardi, il 32% dei 5 miliardi stanziati nella legge di bilancio 2024 per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici, sanità esclusa.
Forze armate, in campo 12 sigle
Per riconoscere la rappresentatività alle associazioni ci si è basati sul personale in servizio al 31 gennaio scorso: hanno ricevuto il “timbro” dal Governo quelle i cui iscritti raggiungevano almeno la soglia del 2% del totale dei dipendenti di ciascuna forza, ma dal 27 maggio 2025 – come prevede la legge 46/2022 – la quota dovrà salire al 4% (e al 3% nel caso delle associazioni interforze). Per l’Esercito le sigle rappresentative sono sei: Organizzazione sindacale italiana dei militari (Itamil), Sindacato italiano autonomo militari organizzato Esercito (Siamo Ei), Associazione sindacale dei professionisti militari italiani (Aspmi), Libera rappresentanza militare (Lrm), Unione sindacale militare interforze associati (Usmia) e Sindacato autonomo dei militari (Sam). Per la Marina i sindacati rappresentativi sono tre: Sindacato nazionale Marina (Sinam), Sindacato italiano militari Marina (Sim Mm) e Unione sindacale militare interforze associati (Usmia). Quanto all’Aeronautica, le sigle in pista sono quattro: Associazione militari uniti in sindacato Aeronautica (Amus Am), Unione sindacale delle associazioni militari Aeronautica (Usami Am), Sindacato Aeronautica militare (Siam) e Sindacato unitario lavoratori militari (Siulm).
Per Arma e Fiamme gialle dieci sindacati
Il secondo decreto firmato da Zangrillo riguarda le forze di polizia a ordinamento militare. Sette i sindacati rappresentativi dell’Arma dei Carabinieri: Sindacato italiano militari Carabinieri (Sim Cc), Unione sindacale italiana Carabinieri (Usic), Pianeta sindacale Carabinieri assieme (Psc assieme), Associazione sindacale Carabinieri (Unarma), Nuovo Sindacato Carabinieri (Nsc), Sindacato unitario Carabinieri (Siul Cc) e Unione sindacale militare interforze associati (Usmia). Per la Guardia di finanza giocano in tre: Unione sindacale italiana finanzieri (Usif), Sindacato nazionale finanzieri (Cgs – Sinafi Cgs) e il Sindacato italiano lavoratori finanzieri (Silf).
Con i nuovi Accordi aumenti medi mensili da 195,5 euro per i corpi di polizia
Con l’addio definitivo ai Cocer e l’attuazione della legge 46/2022 che ha sancito la libertà sindacale anche per i militari, si apre dunque una nuova fase: una volta pubblicati i decreti Pa in Gazzetta, il dipartimento della Funzione pubblica potrà convocare i tavoli per aprire le danze dei nuovi Accordi. Secondo i calcoli del ministero dell’Economia, gli aumenti medi più alti, a regime (da gennaio 2025), saranno di 195,5 euro per i 292.500 dipendenti dei corpi di polizia, ossia per i circa 95mila dipendenti della Polizia di Stato, i 36.200 della Polizia penitenziaria, i 104.800 Carabinieri e i 56.500 Finanzieri. Le retribuzioni medie attuali si aggirano attorno ai 42mila euro annui, dai poco più di 40mila della Polizia penitenziaria ai 43.500 delle Fiamme Gialle.
Per le Forze armate buste paga più pesanti di 187,7 euro
Seguono le 121.500 donne e uomini delle forze armate: per loro gli aumenti medi mensili a regime saranno di 187,7 euro. Oggi l’Esercito viaggia su una retribuzione media annua di 38.500 euro, l’Aeronautica di 43mila e la Marina di 42.500. Per i 33.800 Vigili del fuoco (38mila euro le retribuzioni medie attuali dei non dirigenti, 51.400 i direttivi e quasi 100mila euro i dirigenti) si prospettano buste paga più pesanti in media di 179,4 euro.
Fonte: Il Sole 24 Ore