Milleproroghe, dalle polizze contro il maltempo a sugar tax e auto aziendali: ecco le misure con più chance

Milleproroghe, dalle polizze contro il maltempo a sugar tax e auto aziendali: ecco le misure con più chance

È bipartisan la richiesta di posticipare ulteriormente l’entrata in vigore dell’obbligo di polizza anticalamità per le imprese, che il decreto Milleproroghe prevede già al 31 marzo 2025, tre mesi dopo il termine del 31 dicembre 2024 fissato originariamente. Al provvedimento sono stati presentati numerosi emendamenti, di maggioranza e di opposizione, che vanno in questa direzione. Il maggior numero di proposte di modifica (esattamente otto presentate da Pd, Fi, M5S, Avs, Iv e Nm) sono volte a portare il termine dal 31 marzo al 30 giugno 2025. Quattro emendamenti firmati da Autonomie, Lega, Iv e Pd, si spingono oltre chiedendo una proroga fino al 31 dicembre 2025. Un altro emendamento del Pd propone invece il termine del 31 gennaio 2026. L’esigenza di dare più tempo alle imprese per sottoscrivere le polizze era emersa a gran voce nel corso delle audizioni, da parte di molte associazioni di categorie. Quale sarà il punto di caduta, ancora è prematuro per ipotizzarlo. Ma certo la spinta ad intervenire viene intercettata sia dalla maggioranza che dall’opposizione.

Sugar tax, rinvio di un anno

Un anno in più, al primo luglio 2026, per l’entrata in vigore della cosiddetta “sugar tax”. Lo chiedono Forza Italia, Lega e Iv in tre emendamenti pressoché identici al decreto Milleproroghe. Le proposte di modifica (quella di Fi a prima firma Gasparri, quella della Lega a prima firma Bergesio, quella di Iv presentata da Musolino) posticipano l’entrata in vigore dell’imposta sul consumo delle bevande edulcorate, attualmente fissato al primo luglio 2025, al «1° luglio 2026». I tre emendamenti indicano per la copertura il ricorso al Fondo per interventi strutturali di politica economica. Ma c’è anche chi chiede di anticiparne l’entrata in vigore: è il M5S che in due emendamenti (a prima firma rispettivamente Sironi e Pirro) fa scattare la sugar tax dal «primo febbraio 2025» e in un altro (sempre a prima firma Pirro) dal «primo marzo 2025».

Cig nelle Pmi del settore moda

Cassa integrazione fino ad un massimo di 12 settimane nel 2025 ai lavoratori delle piccole e medie imprese del settore della moda. A prevederlo due emendamenti bipartisan presentati in commissione al Senato al Milleproroghe. In particolare, emendamenti di contenuto analogo sono stati presentati da Pd, Avs, Iv, Fi e Lega. In tutti si prevede la cassa integrazione fino a 12 settimane per i lavoratori dipendenti da datori di lavoro, anche artigiani, con forza occupazionale media fino a 15 addetti nel semestre precedente, operanti nei settori tessile, dell’abbigliamento e calzaturiero, e conciario.

Rinegoziazione mutui enti locali

Estendere anche al 2025 le norme introdotte per far fronte al caro-energia che consentono agli enti locali di rinegoziare o sospendere la quota capitale di mutui e altre forme di prestito. In questo senso cinque emendamenti bipartisan. «In relazione alla dinamica dei prezzi originata dall’incremento degli oneri relativi all’energia elettrica, gas e carburanti», le proposte di modifica (presentate da FdI, Fi, Lega, Pd e Avs) estendono anche al 2025 le norme in vigore nel 2023 e 2024 per andare incontro ai comuni alle prese con il caro-energia. Gli emendamenti prevedono dunque che anche nel 2025 gli enti locali possano «effettuare operazioni di rinegoziazione o sospensione della quota capitale di mutui e di altre forme di prestito contratti con le banche, gli intermediari finanziari e Cdp» anche nel corso dell’esercizio provvisorio e mediante deliberazione dell’organo esecutivo, fermo restando l’obbligo di provvedere alle relative iscrizioni nel bilancio di previsione. Inoltre, in caso di adesione da parte dell’ente locale ad accordi promossi dall’Abi e dalle associazioni degli enti locali, la possibilità di sospendere – anche in deroga alle disposizioni del Testo unico degli enti locali – le quote capitale delle rate di ammortamento varrò anche per quelle in scadenza nel 2025.

Spese di trasferta per i dipendenti

A tenere banco sono anche le misure della manovra che stanno creando complicazioni alle aziende nei primi giorni dell’anno. A cominciare dall’obbligo per i pagamenti tracciabili delle spese di trasferta da parte dei dipendenti: obbligo che, se non rispettato, determina l’indeducibilità dei costi per l’impresa e la tassazione del rimborso per il lavoratore. Dal Pd e da Forza Italia è arrivata la richiesta di rinviare il meccanismo al 1° luglio 2025 attingendo le coperture dal Fondo per gli interventi strutturali di politica economica, mentre Fratelli d’Italia ipotizza addirittura un anno, dando appuntamento al 2026. Vista la spinta bipartisan, se il Mef non dovesse dare l’ok per ragioni di coperture, si potrebbe profilare una riformulazione che arrivi almeno ad escludere le spese sostenute all’estero, su cui la ratio antievasione della norma non è legittimata.

Fonte: Il Sole 24 Ore