Minerali di Kiev, ecco che cosa prevedeva l’accordo saltato

Minerali di Kiev, ecco che cosa prevedeva l’accordo saltato

C’era la terra, è vero, al cuore dell’accordo che Donald Trump e Volodymyr Zelensky avrebbero dovuto firmare oggi 28 febbraio alla Casa Bianca. Ma non le terre rare di cui si è tanto parlato dal momento in cui il presidente americano le ha indicate come merce di scambio per recuperare i soldi spesi in Ucraina.

L’Ucraina, peraltro, di terre rare non ne ha molte: il testo del “mineral deal” che era stato concordato tra Kiev e Washington, infatti, non le cita nemmeno direttamente quando parla dei «depositi di minerali, idrocarburi, petrolio, gas naturale e altri minerali estraibili» che, uniti alle relative infrastrutture, compongono gli “assets” ucraini a cui gli Stati Uniti chiedevano accesso.

Non era neppure questo, il tesoro dell’Ucraina, la terra al centro di tutto. Il motivo per cui Zelensky aveva accettato di tornare a Washington a firmare un patto che lui stesso all’inizio aveva definito come una “svendita” era la convinzione che questo fosse l’unico modo per riallacciare il legame con una Casa Bianca rivoluzionata dall’arrivo di Trump, e tenerla vicina malgrado si stia avvicinando anche a Mosca.

La terra che Zelensky deve salvare è la terra ucraina, su cui Vladimir Putin continua ad avanzare pretese come se i negoziati non si fossero avvicinati di un millimetro, dopo i primi contatti con gli Stati Uniti.

Intervenuto davanti ai rappresentanti dei servizi di sicurezza, l’Fsb, solo due giorni fa il presidente russo ha fatto riferimento alla “Novorossija”, l’Ucraina orientale e meridionale: la nuova Russia che Putin considera parte integrante della Federazione. Nella Novorossija i russi inseriscono Odessa, Dnipropetrovsk, Kharkiv, Mykolaiv, oltre alle regioni occupate e già annesse. Che peso avrebbe avuto l’accordo di Washington sul destino di queste terre? Quelle che in teoria dovrebbero essere tema di negoziato in una trattativa, e non già date per acquisite e oggetto di sfruttamento congiunto.

Fonte: Il Sole 24 Ore