Mini ritocco delle «minime», bonus Maroni detassato e proroga Quota 103: tutte le novità sulle pensioni

Una mini-rivalutazione delle pensioni minime e nessuna riedizione del “silenzio assenso” per il Tfr. Sono alcune delle novità del capitolo previdenza della manovra che è stata trasmessa in Parlamento dopo il sigillo del Capo dello Stato. Per gli assegni pari o inferiori all’importo minimo scatterà un incremento, per effetto della perequazione, del 2,2% nel 2025 (è del 2,7% nel 2024) portando l’importo dell’assegno a circa 617 dagli attuali 614,77 euro, e dell’1,3% nel 2026. Confermata la proroga di una anno di Quota 103 in versione “ contributiva”, di Ape sociale e di Opzione Donna in formato “selettivo”. È detassato il cosiddetto bonus Maroni per chi in possesso dei requisiti per Quota 103 e viene prevista la possibilità per i dipendenti pubblici di restare al lavoro, d’intesa con l’amministrazione di appartenenza, oltre l’attuale limite di pensionamento anche fino a 70 anni. Scatta una stretta sull’indicizzazione solo sui trattamenti dei pensionati all’estero, mentre per gli altri pensionati si torna al meccanismo più «esteso» e favorevole della legge n.388/200 e successive modificazioni. Per i lavoratori interamente contributivi (chi è in attività dal 1996) è infine previsto il “concorso” della eventuale rendita dei fondi pensione per raggiungere la soglia dell’assegno sociale, requisito necessario per il pensionamento con 67 anni d’età e almeno 20 di contribuzione.

Mini ritocco per le «minime»

Il disegno di legge di bilancio prevede che per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo la rivalutazione sarà del 2,2% nel 2025 e dell’1,3% nel 2026. Nel 2024 l’asticella dell’indicizzazione all’inflazione di questi trattamenti è stata posizionata a quota 2,7%. Il ritocco sarà dunque più contenuto di quello di quest’anno e dovrebbe portare l’assegno a 617,9 euro mensili, circa 3 euro in più degli attuali 614,77 euro.

Proroga Quota 103 «contributiva»

Sul versante della flessibilità in uscita la manovra proroga Quota 103 “contributiva”, Ape sociale e Opzione donna. Anche il prossimo anno si potrà quindi uscire anticipatamente dal lavoro con almeno 62 anni d’età e 41 di versamenti ma con il ricalcolo contributivo del trattamento.

Nessun silenzio assenso per il Tfr ma aiuto dai fondi per la pensione dei «contributivi»

Alla fine, la nuova fase di “silenzio assenso” per destinare il Tfr alla previdenza complementare non è stata inserita nel testo definitivo della manovra. Non è escluso che la questione possa essere affrontata durante la navigazione parlamentare della manovra. Che prevede comunque una sorta di aiuto per i lavoratori interamente contributivi (chi è in attività dal 1996) dalle forme “integrative”. Per raggiungere la soglia dell’assegno sociale, necessaria per accedere al pensionamento con 67 anni di età e almeno 20 di versamenti, questi lavoratori potranno utilizzare l’eventuale rendita della pensione integrativa.

Rivalutazione: stretta solo sui pensionati all’estero, per gli altri no a tagli e meccanismo favorevole

Per i pensionati all’estero scatta una stretta sulle rivalutazione, che non sarà corrisposta nel caso in cui i trattamenti siano complessivamente superiori al minimo Inps. Per gli altri pensionati dal 2025 cesserà il meccanismo in vigore quest’anno (articolato su sei “livelli”) che prevede tagli progressivi dell’indicizzazione sui trattamenti superiori quattro volte il minimo. Dal prossimo anno si dovrebbe tornare al dispositivo introdotto dalla legge n. 388/2000, e successive modificazioni, basato su soli tre livelli: adeguamento del 100% all’inflazione per gli assegni d’importo fino a 4 volte il trattamento minimo, del 90% per quelli tra 4 e 5 volte il minimo e del 75% per le pensioni d’importo superiore.

Fonte: Il Sole 24 Ore