Mirandola diventa città universitaria: corso in Bioingegneria per l’innovazione

Non è semplicemente un nuovo corso di laurea magistrale, quello in “Bioingegneria per l’innovazione in medicina” che l’Università di Modena e Reggio Emila attiverà dal prossimo autunno, ma un’iniziativa che segna il debutto di un campus accademico all’interno del polo biomedicale di Mirandola, il più importante distretto dei dispositivi monouso in Europa. E rappresenta lo scatto in avanti di tutto l’ecosistema territoriale per rendere più attrattivo e competitivo il lavoro nel distretto, di fronte a crisi come quella del gruppo americano Mozarc-Bellco, non più interessato a mantenere il sito produttivo locale, ma anche a sfide come quella del Pnrr e della legge regionale per l’attrazione di talenti, da cui attingere oggi risorse inedite per non disperdere il patrimonio scientifico e imprenditoriale costruito in oltre 50 anni di storia, dalla prima azienda di dispositivi monouso, la Miraset di Mario Veronesi, il padre del biomedicale mirandolese.

Progetto di sistema territoriale e interateneo

Frutto di un’operazione coordinata tra ateneo, Regione Emilia-Romagna, enti locali dell’area Nord modenese, Fondazione CariMirandola e imprese del distretto, il nuovo corso di studi può contare su oltre 3,5 milioni di euro di finanziamenti complessivi tra pubblico e privato, che si tradurranno in aule per l’università e per l’Its nell’ex convento francescano “il Pico”, nuovi laboratori da affiancare a quelli del tecnopolo, nonché nuovi alloggi per studenti. Al pari della laurea triennale interateneo – tra Modena, Verona e Trento – in “Ingegneria dei sistemi medicali per la persona”, che è partita tre anni fa e sta laureando ora i primi ingegneri, anche il nuovo percorso magistrale biennale guidato sempre dal dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” sarà in partnership tre le tre accademie, per calamitare le migliori competenze e docenze, con un primo anno di lezioni a Modena e un secondo sviluppato su due curricula, uno in neurotecnologie e l’altro sui dispositivi medici, che si svolgerà appunto nel comune di Mirandola.

Una laurea multidisciplinare tra sensori digitali e terapie innovative

«Abbiamo ottenuto ieri il via libera definitivo da parte dell’Anvur al nuovo corso di laurea – afferma il rettore dell’UniMore, Carlo Adolfo Porro – il cui nome condensa i tre driver strategici dello sviluppo europeo: ingegneria, innovazione e medicina. Il combinato disposto dei tre è un’assoluta novità nel panorama accademico». È anche già partito l’iter per il riconoscimento di Bruxelles, affinché sia incluso nel protocollo comunitario di collaborazione di ricerca per le neuroscienze Ebrains E. Il corso di laurea specializzerà ingegneri multidisciplinari in grado di coniugare l’ambito biomedico e clinico con il mondo tecnologico di sensori e soluzioni digitali, per sviluppare la cosiddetta medicina predittiva, di precisione e personalizzata e la nanofarmaceutica. Il settore dei dispositivi medici vale in Italia 17,3 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.449 aziende, che occupano circa 120mila dipendenti, la metà laureati (dati Condindustria). E Mirandola, con oltre 100 aziende, quasi 5mila occupati e un volume di affari superiore al miliardo di euro, è ancor oggi il primo cluster europeo nei dispositivi per emodialisi, cardiochirurgia, anestesia, rianimazione, aferesi. L’UniMore ha stanziato 564.700 euro per la nuova laurea, la Regione Emilia-Romagna finanzia il corso con 1,5 milioni, altrettanti ne erogherà la Fondazione Cassa di risparmio di Mirandola nei prossimi 15 anni per il supporto logistico, didattico e amministrativo. I Comuni del distretto metteranno a disposizione spazi e contribuiranno annualmente alle attività didattiche.

Dopo l’Its arriva a Mirandola l’università

Così come è una novità assoluta l’identità di Mirandola cittadella universitaria, uno dei progetti strategici emersi due anni fa da uno studio commissionato a Nomisma dall’Unione dei Comuni dell’area Nord per disegnare il futuro del territorio, che prende ora forma concreta. «Qui sta nascendo una vera e propria “academy di filiera” un campus formativo per il biomedicale fatto di laboratori, Its e ora Università che prepara e supporta ricercatori, tecnici laureati – conclude Giuliana Gavioli, presidente dell’ITS Scienze della Vita di Mirandola e consigliere delegato del Tecnopolo costruito nel 2015 per rilanciare l’area distrutta dal sisma – e stiamo lavorando per attirare studenti stranieri sul biomedicale, in particolare dallo Stato del Kerala, in India, terra di ingegneri. I nostri laboratori stanno portando avanti ricerche all’avanguardia mondiale, quello di 3D Bioprinting sta creando pelle, ossa e polmone e ha ottenuto un punteggio altissimo sulla retina».

Fonte: Il Sole 24 Ore