Miscusi apre 10 nuovi locali e punta a 25 milioni di ricavi con la pasta di sorgo sostenibile

Miscusi apre 10 nuovi locali e punta a 25 milioni di ricavi con la pasta di sorgo sostenibile

Una pasta molto più sostenibile grazie al sorgo, una graminacea che permette notevoli risparmi idrici e in termini di emissioni di anidride carbonica rispetto al grano duro tradizionale. È la nuova proposta di miscusi, la catena di ristoranti specializzata in pasta fresca, che punta anche sull’impegno in termini di impatto ambientale per rafforzare la sua immagine e i suoi progetti di espansione, che prevedono l’apertura di 10 nuovi locali e il raggiungimento di 25 milioni di fatturato con di 2 milioni di ebitda quest’anno. I ricavi nel 2023 sono invece stati di 15milioni (+20% sul 2022), generati da 14 ristoranti che contano circa 2 milioni di clienti e danno lavoro 400 dipendenti.

Il sorgo per fare il nuovo “fusillone” – spiegano da miscusi – cresce senza bisogno di irrigazione, riducendo così le emissioni di CO2 del 78% e usando circa il 90% di acqua in meno rispetto ad un grano generico coltivato con le convenzionali tecniche agricole e che, ad oggi, rappresenta il principale ingrediente per la produzione di pasta in Italia.

«Il percorso è iniziato nel 2019 e da allora sono oltre 10 gli ettari che miscusi ha coltivato con una tecnica rigenerativa riducendo o eliminando l’utilizzo di acqua, pesticidi o fertilizzanti chimici. Il sorgo, o come lo chiamavano i miei nonni contadini la saggina, fa parte delle nostre tradizioni – ha spiegato il ceo Alberto Cartasegna – lo usavamo per ruotare (cioè far riposare) il campo, dare da mangiare agli animali o essiccato e intrecciato per fare le scope. Oggi è l’impasto più sostenibile di miscusi. Credo che si possano trovare tante risposte alle sfide che viviamo, facendo un passo indietro, prima di farne due avanti. Non possiamo estrarre dalla natura quello che vogliamo, quando e come vogliamo. Dobbiamo ascoltarla e conviverci, ne siamo parte».

Il sorgo di miscusi viene coltivato presso il centro sperimentale Agrifuture di MartinoRossi Spa. Già naturalmente non necessita di grandi quantitativi di acqua, e viene irrigato da un sistema brevettato sotterraneo in prossimità delle radici della pianta e che consente di non avere dispersioni o sprechi di acqua. «Inoltre, le piante di sorgo vengono consociate ad altre coltivazioni di altezza ed esigenze differenti – dicono da miscusi – per consentire sia un migliore afflusso della luce solare sia per favorire la biodiversità del campo stesso.

E i clienti sembrano apprezzare: sono oltre 160mila quelli che hanno già assaggiati grazie al menù digitale che «consente al consumatore di fare una scelta consapevole». Sono infatti visibili le emissioni di CO2 per ogni piatto e vengono aggiornate se si fanno modifiche alle ricette.

Fonte: Il Sole 24 Ore