Misure da economia di guerra a Cuba tra inflazione e recessione

Il Malecón de L’Avana, il lungomare di 8 chilometri, è meno festoso del solito. È qui che nel fine settimana si accalcano migliaia di giovani, in un rituale collettivo ritmato da reggaeton, salsa, mojito, balli, sensualità e chiacchiere. La crisi economica impoverisce la libreta, la tessera annonaria che distribuisce gratuitamente “un paniere alimentare”. La quotidianità è sempre più faticosa. Il governo del presidente Miguel Diaz-Canel, erede politico di Raul Castro, non ne fa mistero: «È vero, è un momento molto difficile. La Rivoluzione viene sfidata a rivoluzionarsi. È quello che stiamo facendo».

Le criticità sono molte, di politica internazionale e congiunturali. Le difficoltà che vive il Venezuela, il Paese amico che da più di 20 anni garantisce un flusso di petrolio necessario al funzionamento dell’economia, sono palesi. Difficile sapere quanto petrolio affluisca da Caracas a L’Avana, ma pare che la quota di 100mila barili sia un ricordo dei bei tempi. I blackout che affliggono imprese e abitazioni mostrano e dimostrano i problemi di produzione e distribuzione. Il turismo, che da oltre 30 anni genera importanti ingressi in valuta pregiata, non si è mai davvero ripreso dal 2020, anno della pandemia Covid.

Nei palazzi di governo non è tabù parlare di ”economia di guerra”, una sorta di “periodo especial” aggravato: sul banco degli imputati c’è sempre il bloqueo, l’embargo degli Stati Uniti che da decenni affligge l’economia cubana. Ma non solo: dopo che Fidel Castro, già 20 anni fa, sdoganò la crisi strutturale del modello socialista, la crisi si è acuita e i ministeri economici de L’Avana lo confermano: «Vi sono distorsioni del modello e piani di riforme che non hanno dato i frutti sperati». La recessione economica è registrata dai dati di contabilità nazionale: il Pil del 2023 ha fatto segnare un -1,9% e l’inflazione, la più iniqua delle tasse, supera il 31%. Ma il settore informale registra aumenti dei prezzi ancora più elevati.

Due giorni fa è stata data notizia di multe salate comminate alle Pmi private che non hanno rispettato gli accordi con il governo. Nel corso degli ultimi due mesi le autorità cubane hanno imposto multe da 14,5 milioni di dollari (348 milioni di pesos) a Piccole e medie imprese (Pmi) private, accusate di non aver rispettato il tetto ai prezzi stabilito dal governo lo scorso luglio su sei prodotti alimentari essenziali tra cui pollo, olio, salsicce, latte in polvere, pasta e detersivi. Lo ha riferito la viceministra dell’Economia, Mildrey Granadillo de la Torre, ripresa dal quotidiano Granma, organo ufficiale del Partito comunista cubano. Secondo il governo tra il 15 luglio e il 19 settembre sono state applicate 137.391 sanzioni al termine di 222.300 ispezioni presso società private. Granadillo ha sottolineato che «l’obiettivo non è imporre contravvenzioni, ma garantire la regolamentazione dei prezzi» adottata da l’Avana in un momento di grave crisi economica sull’isola caratterizzato dallo scarseggiare di energia, dei prodotti base e da un’elevata inflazione.

I blackout non sono solo energetici ma anche idrici. Negli ultimi mesi a L’Avana e in altre città cubane viene spesso sospesa la distribuzione di acqua corrente. Il governo ha riconosciuto che il problema affligge almeno 600mila cittadini ma pare che siano molti di più.

Fonte: Il Sole 24 Ore