Mix caldo e Covid, casi aumentati di oltre il 50% nell’ultima settimana. Crescono lievemente i ricoveri: come proteggersi dalla variante KP.3

Il Covid non molla la presa, anzi punta al raddoppio: a leggere l’ultimo bollettino del ministero della Salute fresco di pubblicazione e aggiornato alla settimana 18-24 luglio, sono quasi 14mila da 8.900 della precedente rilevazione i nuovi contagi registrati in Italia e attribuibili soprattutto alla variante KP.3, che circola malgrado il caldo estivo e complici anche le occasioni di aggregazione, tra concerti ed eventi all’aperto. Il risultato sono indicatori in crescita, che a un aumento di quasi il 50% dei casi abbinano un maggior numero di tamponi fatti e un tasso di positività che, come avviene ormai da qualche settimana, continua a salire e si attesa al 13,8% da 11,2%. C’è da preoccuparsi? Gli esperti tranquillizzano la popolazione generale perché la variante KP.3, prima attrice di questa ennesima ondata, “non è né più contagiosa né più pericolosa delle altre – avvisa l’epidemiologo del Campus Biomedico di Roma Massimo Ciccozzi – ma rispecchia semplicemente la naturale attitudine del virus a mutare e ad adattarsi, convivendo con l’organismo ospite”. Che siamo noi. Ma non siamo tutti uguali quanto a età e condizioni di salute: perciò la raccomandazione va ai fragili, che vanno tutelati, e soprattutto a chi sta loro vicino. La parola-chiave è mascherina: “E’ questo il vero presidio che fa la differenza – avvisa ancora Ciccozzi – e va sempre indossata quando si convive o si è in contatto con persone molto anziane o fragili, come i multi-cronici o ad esempio le persone obese”. Poi, c’è il tema degli ospedali, dove i posti letto per i ricoveri ordinari hanno ripreso ad aumentare: qui il Governo ha deciso di eliminare dal 1 luglio l’obbligo di indossare la mascherina e spetta solo ai direttori generali decidere se mantenere questa indicazione. Certo è che a fronte dell’impennata del virus potrebbe essere utile una riflessione.

I dati

Contagi in aumento a 13.672 da 8.942 della rilevazione precedente nel periodo 18-24 luglio, per un numero di tamponi processati che sfiora i 100mila e un tasso di positività che torna a crescere a 13,8% da 11,2%, con 53 decessi registrati (40 la settimana scorsa). Al 24 luglio l’occupazione dei letti in area medica è pari al 2,4% con 1.517 ricoveri in leggero aumento rispetto alla settimana precedente (1,9% al 17 luglio), mentre è stabile l’occupazione dei letti in terapia intensiva, pari a 0,4% (38 ricoverati) da 0,5% dello scorso monitoraggio. È la Campania a registrare il maggior numero di contagi (2.492), seguita da Lombardia (2.453) e Lazio (2.178). L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero al 15 luglio è pari a 1,24 (1,14-1,35), stabile rispetto alla settimana precedente (Rt=1,20 all’8 luglio). In base ai dati di sequenziamento presenti nella piattaforma nazionale I-Co-Gen, nell’ultimo mese di campionamento consolidato (giugno 2024, dati al 21 luglio), “si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale”. In crescita secondo il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità la proporzione di sequenziamenti attribuibili al lignaggio KP.3.1.1cendenti di JN.1 che hanno acquisito in maniera convergente tale mutazione, ne suggeriscono un possibile ruolo nel conferimento di un vantaggio di crescita al virus.

Caldo e Covid: mix potenzialmente letale

“Il caldo ha sicuramente un impatto importante sui pazienti colpiti dal Covid, sia in fase acuta che nel post infezione, sul cosiddetto Long Covid. Infatti, da un lato le temperature alte amplificano i sintomi dell’infezione, dall’altro possono aumentare lo stress sul cuore, colpito contemporaneamente da un doppio fuoco, il virus e il caldo insieme”. Così Bruno Trimarco, docente emerito di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli, lancia l’allarme sui contagi in aumento in un’estate rovente. Le persone più a rischio sono i fragili come anziani, bambini e malati cronici, già vulnerabili al caldo e al Covid singolarmente. E del resto le stesse Nazioni Unite hanno acceso i riflettori sugli effetti delle temperature estreme, con una serie di indicazioni per contrastare il fenomeno delle quasi 500mila morti per caldo stimate nel mondo nei venti anni tra 2000 e 2019. Parliamo soprattutto dell’esacerbazione di condizioni croniche come malattie cardiovascolari, malattie renali e asma. Il Covid, dall’altra parte, rimane un’infezione insidiosa per gli anziani e per quanti hanno malattia pregresse. “La letteratura scientifica ha già documentato che il caldo estremo rappresenta un rischio per il cuore, causando dolore al petto, infarti e morte improvvisa – sottolinea Trimarco -. Quando fa troppo caldo, si può assistere a una riduzione dei valori della pressione arteriosa per la dilatazione dei vasi sanguigni e alla perdita di liquidi con una profusa sudorazione che aumenta il pericolo disidratazione. In alcuni pazienti, tuttavia, si verifica un effetto opposto e la pressione arteriosa può aumentare in modo improvviso ed incontrollato. Tra i sintomi più comuni possono comparire tachicardie, palpitazioni, vertigini e affanno”. L’infezione Covid-19, invece, è legata all’insorgenza di sintomi comuni a quelli scatenati dal caldo, come astenia, nebbia cerebrale, affanno e mal di testa. “Inoltre, sappiamo che il Covid-19 innesca una serie di processi infiammatori che colpiscono le cellule endoteliali, cioè le cellule che rivestono l’interno del cuore e dei vasi sanguigni – evidenzia ancora Trimarco -. Tra gli effetti prodotti ci sono stress ossidativo, infiammazione, alterazione dei battiti, compromissione della capacità di pompare il sangue e l’ossigeno agli altri tessuti. Gli studi suggeriscono che le persone con Covid, rispetto ai non infettati, corrono un rischio del 55% maggiore di subire un evento cardiovascolare grave come infarto, ictus o morte. Hanno anche più probabilità di manifestare altri problemi al cuore come aritmie o miocardite, ossia infiammazione del muscolo cardiaco”.

Le contromisure necessarie

Per evitare che il mix caldo-Covid diventi una bomba a orologeria è dunque necessario prendere delle contromisure. “No a integratori fai-da-te, sì a docce o bagni freschi e al consumo programmato di acqua, cioè a impegnarsi a bere almeno un litro e mezzo d’acqua durante la giornata anche se non si ha la sensazione di sete – raccomanda Trimarco -. La stanchezza e debolezza, sintomi comuni al Covid e a un eccesso di caldo, possono indurre a fare incetta di integratori. Ma la stragrande maggioranza sono inutili, almeno contro il Covid. Uno studio che abbiamo pubblicato sulla rivista eClinicalMedicine promuove un mix di sostanze naturali, composto da arginina e vitamina C. L’arginina è un aminoacido prodotto naturalmente dall’organismo, che stimola la produzione di ossido nitrico, sostanza chiave per una corretta funzione vascolare. La vitamina C, invece, grazie a una nanotecnologia che ne ottimizza l’assorbimento senza effetti collaterali, antagonizza lo stress ossidativo e migliora il rimodellamento vascolare con effetti benefici sulla funzionalità cardiaca e a cascata su tutto l’organismo”.

I consigli per tutti

Tra le altre contromisure raccomandate dagli esperti che si appellano al buon senso: evitare di uscire se positivi al Covid, sia per non contagiare gli altri sia per tenersi al sicuro dal caldo esterno; mantenere la casa fresca, usando l’aria notturna per rinfrescarla e riducendo il carico termico a durante il giorno usando tapparelle o persiane e spegnendo quanti più dispositivi elettrici possibile; usare abiti e lenzuola leggeri e larghi; evitare bevande zuccherate, alcoliche o contenenti caffeina che possono peggiorare i sintomi e interagire con i farmaci.

Fonte: Il Sole 24 Ore