Moda in crisi, Cig fino al 31 gennaio per sostenere 30mila addetti

Moda in crisi, Cig fino al 31 gennaio per sostenere 30mila addetti

Il governo mette sul piatto oltre 110 milioni di euro, 73,6 nel 2024 e 36,8 nel 2025, per fronteggiare la crisi occupazionale dei lavoratori dipendenti delle imprese del settore della moda. Che sta vivendo un momento critico: il settore moda allargato a occhiali, gioielli e beauty, stando alle previsioni della Camera nazionale della moda, chiuderà il 2024 poco sotto i 96 miliardi di euro, in calo del 5,3% sul 2023. Più negativi i dati del comparto pelle, pelletteria e calzature: secondo la stima di Confindustria Accessori Moda, registrerà una flessione dell’8,1% sull’anno scorso. Tanto che solo in Toscana, dove si trovano gli hub produttivi della pelletteria di lusso, ci sarebbero circa 100mila persone in cassa integrazione.

La moda made in Italy conta circa 60mila imprese e 600mila dipendenti: dunque è un settore fatto di aziende in media molto piccole, altamente specializzate. Proprio in soccorso alle Pmi è arrivata l’estensione della cassa integrazione in deroga prevista per le aziende del comparto che occupano fino a 15 addetti (nel semestre precedente) per un periodo massimo di 12 settimane fruibili fino al 31 gennaio 2025. Questo ammortizzatore, di cui possono beneficiare le realtà afferenti al tessile, pelletteria, abbigliamento e calzaturiero, conciario e che svolgono attività nel campo delle lavorazioni di montatura e saldatura di accessori della moda, può essere richiesto in deroga alle regole attuali (per cui il trattamento ordinario e straordinario non può superare i 24 mesi in un quinquennio mobile e le integrazioni salariali sono corrisposte fino a un periodo massimo di 13 settimane continuative, prorogabile fino a 52 settimane) e alle disposizioni che disciplinano la durata della prestazione erogata dal Fondo di solidarietà bilaterale alternativo per l’artigianato.

L’estensione della cassa integrazione per le Pmi nel decreto Pnrr

La novità è contenuta nel Dl 160, convertito nei giorni scorsi in legge dal Senato. Rispetto alla formulazione originaria della norma, si ampliano le tutele (da 8 a 12 settimane), il periodo di fruizione (dal 31 dicembre 2024 al 31 gennaio 2025) e anche le aziende interessate dall’ammortizzatore sociale, tra cui ora rientrano anche quelle che si occupano della produzione di metalli preziosi e semilavorati, del trattamento di metalli, della fabbricazione di stampi, di articoli metallici e prodotti chimici per uso industriale, o che producono macchine utensili per la lavorazione di metalli o di impianti per il trattamento dei tessili, macchine da cucire e per maglieria, o ancora che fabbricano apparecchi per l’industria delle pelli, cuoio e delle calzature.

Secondo la relazione tecnica al Dl 160, nel 2023 risultavano circa 124.400 lavoratori dipendenti da aziende inferiori o pari a 15 dipendenti nei settori interessati dalla norma, con una retribuzione media mensile ponderata pari a 1.340,80 euro. Si stima che la platea potenziale di fruitori della misura sia di circa 30mila unità.

La tutela delle Pmi chiave per la filiera

Per Sistema moda Italia (Smi), che dal 1° gennaio cambierà nome in Confindustria Moda-Federazione Tessile Moda (si veda anche l’articolo a fianco), già nel primo semestre 2024 la cassa integrazione era stata usata da oltre un’azienda su quattro (26%), di qui la necessità di ampliarne l’utilizzo: «L’estensione della Cig in deroga fino a gennaio è positiva, tuttavia, stimando che perduri la crisi per buona parte del 2025, la misura non appare sufficiente né per le aziende artigiane, né per quelle industriali, che potrebbero cominciare a esaurire la Cig ordinaria e che più difficilmente attivano le procedure per fruire degli ammortizzatori sociali più complessi come Cig straordinaria e Contratti di solidarietà», ha sottolineato nei giorni scorsi Sergio Tamborini, presidente di Smi.

Fonte: Il Sole 24 Ore