Moda italiana, in cinque anni crescerà del 20%. La Milano fashion week scalda i motori: 161 eventi dal 20 febbraio
Il 2024 sarà un anno complicato, «non certamente il migliore» sotto il peso delle incognite geopolitiche, di «70 elezioni e due guerre in corso: ci vorrà resilienza». Ma l’orizzonte è incoraggiante: «La domanda di made in Italy è forte e nei prossimi cinque anni la moda italiana crescerà attorno al 20%. Significa che abbiamo davanti cinque anni buoni». Anni in cui non smettere di investire in quella che in tutto il mondo è considerata un’eccellenza.
L’export a 90 miliardi traina i conti della moda italiana
Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda (Cnmi), in occasione della presentazione della prossima Milano fashion week, dove saranno presentate le collezioni donna per l’autunno-inverno 24-25, ha sottolineato le potenzialità di un’industria che (nella sua accezione allargata a occhiali, beauty, gioielli), dopo essere uscita a testa alta dal Covid, secondo i Fashion economic trends ha chiuso il 2023 con ricavi per oltre 102 miliardi, in salita del 4% sul 2022. Quasi 90 miliardi sono andati all’estero: «L’export del settore moda è salito del 4,2% nel 2023 – ha commentato in una nota Matteo Zoppas, presidente di Ice Agenzia, partner di Cnmi per la fashion week – e il saldo commerciale import-export ha raggiunto 40 miliardi. I principali Paesi di destinazione si confermano Francia, Germania e Usa; le crescite più significative si sono registrate in Francia e Giappone, entrambi a +16%». Capasa ha ricordato che «l’export è un dato consolidato a prezzi industriali: a retail è molto più alto e ci dice che la moda italiana è un bene di primaria importanza per tutto il mondo. Non ci dobbiamo cullare però nel fatto che siamo la più grande industria al mondo per l’altagamma».
L’appello al governo: supporto per investimenti e formazione
L’industria deve continuare a investire per rimanere competitiva, ma in un momento storico come quello attuale, con il costo del denaro elevato e numerose incognite, le aziende – soprattutto le Pmi – spesso non riescono a farcela da sole : «Il dovere delle istituzioni è accompagnare l’evoluzione di un settore importante, con 600mila occupati nell’industria e altrettanti nel terziario, un ambito che è stato anche sottovalutato – ha sottolineato Capasa –. Ho partecipato all’incontro del Tavolo della moda portando al Governo una serie di richieste: l’aumento del supporto per investimenti in Ricerca&Sviluppo; misure, nell’ambito del piano Industria 5.0, pensate per aziende di piccola taglia. Infine, la formazione: abbiamo bisogno non solo di attirare nuovi talenti ma anche di insegnanti e vorremmo coinvolgere chi è in pensione da qualche anno nelle academy».
La fashion week donna di Milano con 161 appuntamenti
Mentre il Governo è chiamato a vagliare le istanze del settore, la moda italiana (e non solo) scalda i motori per la prossima fashion week di Milano, dal 20 al 26 febbraio, con 161 appuntamenti di cui 56 sfilate fisiche e 5 digitali (tutte concentrate lunedì 26): «Sappiamo che la settimana è molto ricca di eventi e abbiamo chiesto un giorno in più alle altre capitali della moda che ospitano le sfilate prima di noi. Credo che entro i prossimi due mesi avremo l’approvazione», ha concluso Capasa. La manifestazione si conferma una vetrina di peso con un mix tra nomi blasonati – Gucci, Armani, Prada, Dolce&Gabbana e Fendi solo per citarne alcuni – ritorni come quelli di Marni ed Elisabetta Franchi e giovani italiani (Marco Rambaldi, GCDS) e internazionali (Sunnei, Sagaboi o Feben supported by Dolce&Gabbana), che scelgono Milano come palcoscenico internazionale.
L’indotto anche per i piccoli negozi: ricavi stimati a +10%
A dimostrazione del ruolo della fashion week si aggiungono i dati sull’impatto economico in città: Confcommercio stima un indotto di 70 milioni di euro a Milano, in crescita del 22% rispetto al 2019, con 100mila presenze previste (+10%) di cui 65mila stranieri.
Fonte: Il Sole 24 Ore