Moda second hand, il traino da nuovi mercati, fast fashion e giovani
Quasi 20 milioni di visualizzazioni delle prime puntate della quarta stagione (solo nei primi quattro giorni) hanno già decretato che “Emily in Paris”, fortunata serie di Netflix, ne avrà una quinta. Come fu 20 anni fa per “Sex and The City” (con cui condivide l’ideatore, Darren Star), nella serie con Lily Collins la moda non ha solo un ruolo da protagonista, ma trova un interessante laboratorio di sviluppo. In una puntata, infatti, per la prima volta una delle protagoniste entra in un temporary store di Vestiaire Collective, piattaforma specializzata in lusso second-hand, per vendere un abito. Contemporaneamente, proprio su Vestiaire Collective era stata messa in vendita una selezione di creazioni ispirata ai personaggi della serie.
Quindici anni dopo il lancio della prima piattaforma dedicata al lusso usato, il mercato è diventato adulto, abbandonando la condizione di nicchia per diventare paradigma di consumo con piena dignità in un contesto dove l’attenzione al prezzo e alla sostenibilità e il desiderio di unicità sono elementi sempre più decisivi per orientare i consumi.
Le prospettive di crescita
Secondo il più recente Resale Report di ThredUp, entro il 2028 il mercato globale del second-hand raggiungerà i 350 miliardi di dollari, con una crescita media annua del 12%. Entro il prossimo anno, inoltre, il 10% delle vendite globali di abbigliamento saranno second-hand. «Questo sviluppo è una scossa potente per muovere l’ecosistema della moda verso la circolarità», ha commentato James Reinhart, ceo di ThredUp. Nel 2023 sono stati 139 i marchi di abbigliamento a offrire servizi resale, in salita di ben 39 rispetto all’anno precedente. Un crescente interesse che si spiega anche, nota il report, con il fatto che si prevede che questo canale di ri-vendita potrà arrivare a generare il 10% dei ricavi dei marchi entro i prossimi cinque anni.
In campo i marchi del fast fashion
Un altro degli aspetti più interessanti di questa nuova fase del second- hand è che non riguarda più solo il lusso, ma anche e sempre più spesso il fast fashion, che trova in questa formula un canale efficace ed efficiente per migliorare i suoi complessi parametri di sostenibilità. Il caso più eclatante è quello di H&M: in occasione dei 20 anni dal lancio del primo progetto Guest Designer per H&M, la nuova capsule tradizionalmente realizzata in collaborazione con un designer è quest’anno composta da capi delle precedenti collezioni, reperiti in cooperazione con la piattaforma pre-loved Sellpy e con vintage store di tutto il mondo.
Zara, il marchio principale del gruppo Inditex, ha appena esteso la sua piattaforma dedicata al Pre-Owned agli Stati Uniti – che offre non solo resale ma anche riparazione e donazioni – che oggi raggiunge dunque 17 Paesi e che si prefigge di estendere a tutti i suoi mercati chiave (su un totale di 93) entro il prossimo anno.
Fonte: Il Sole 24 Ore