Mollo tutto e vado a vivere in Sardegna: ci pensa un lavoratore su dieci

Mollo tutto e vado a vivere in Sardegna. Non ci penseranno tutti, ma sicuramente l’estate il pensiero spopola tra molti. Ad avere in mente un radicale cambiamento di vita è quasi un lavoratore su dieci (8%), all’interno di un campione rappresentativo di mille persone di una ricerca della società di recruiting Hays Italia e della piattaforma digitale per il benessere mentale e centro medico autorizzato Serenis. Quando sono sospese nella loro nuvoletta, a pensare di dare un taglio con l’attuale vita per una totalmente diversa sono quasi sei persone su dieci. Con diversi livelli di concretezza.

Alla ricerca della felicità

Entro un anno quasi un lavoratore su dieci è pronto a lasciarsi alle spalle il passato con l’obiettivo della tanto desiderata “ricerca della felicità”. La meta al primo posto? La Sardegna, seguita dalla Sicilia e da Minorca. Nella top 10, tra le spagnole, oltre a Minorca c’è anche Ibiza, poi due isole greche, Santorini (quarta) e Creta (ottava), l’indonesiana Bali (quinta), la portoghesi Azzorre (settime), le Maldive (seste) e la polinesiana Bora Bora (decima). L’identikit di chi fa questo pensiero è quello di uomini o donne, a prescindere dalla situazione economica, che vivono principalmente da soli, hanno dai 50 ai 64 anni e un profilo tendenzialmente alto (C-level) in grandi imprese. C’è poi anche il 25% di lavoratori che ha intenzione di fare il “salto” più avanti, in base a come si evolverà la situazione personale, per cui molti potrebbero cambiare idea. Per quasi la metà del campione il salto resta invece solo un sogno nel cassetto: troppo forti le preoccupazioni economiche e il timore del fallimento.

La centralità dell’ascolto in azienda

I dati, pur essendo riferiti ad un campione, rappresentano uno spunto di riflessione ed evidenziano la necessità per le aziende «di creare dei punti di ascolto con i propri dipendenti in modo da individuare le possibili cause di insoddisfazione che spesso non dipendono solo dal lavoro in senso stretto, ma anche da fattori personali o esterni – interpreta Alessio Campi, People & Culture Director di Hays Italia –. Gli imprenditori devono continuare a investire mettendo al centro la qualità della vita dei propri dipendenti e adottando politiche per ridurre lo stress, oggi considerati elementi fondamentali per trattenere o attrarre i talenti. Oltre ai benefit che garantiscono un buon equilibrio tra privato e lavoro come la flessibilità, per molti lavoratori è sempre più importante avere un sostegno in alcuni momenti particolari della propria vita, come la nascita di un figlio o per esigenze di salute. Sono questi gli aspetti che possono convincere tanti collaboratori a non ricercare la propria felicità altrove». I numeri, nel loro complesso, mostrano un senso di infelicità diffuso tra i lavoratori, al punto che quasi quattro su dieci si ritengono insoddisfatti del loro attuale lavoro e solo il 28% è invece pienamente appagato.

Gli stimoli e i freni

Le motivazioni per cambiare vita sono tante e toccano più sfere, non solo quella lavorativa ma anche quella privata. La felicità, indicata da sei lavoratori su dieci, è la molla principale che fa scattare il desiderio di provare qualcosa di nuovo, insieme all’esigenza di migliorare la qualità della vita (57%), avere più tempo a disposizione con ritmi meno frenetici (54%) e ridurre lo stress (44%). Tutti elementi che, insieme all’insoddisfazione del proprio lavoro, fotografano una società sempre più lontana dalle esigenze dei cittadini e dei lavoratori. Ma ci sono anche altre motivazioni di tipo economico e più personali, come seguire le proprie passioni, ritrovare sé stessi, la voglia di vivere a contatto con la natura o far vivere i figli in ambienti più sani.

Il piano B

Nel loro piano B i lavoratori che hanno risposto al sondaggio sognano di avviare un’attività in proprio in un settore totalmente nuovo (32%), di aprire un B&B o un agriturismo (28%) o lavorare vivendo in campagna o montagna (26%). Ma sono tanti quelli che vorrebbero viaggiare tutto l’anno svolgendo lavori saltuari, togliersi la grisaglia o il tailleur per diventare artisti o influencer o aprire un chiringuito.

Fonte: Il Sole 24 Ore