Monini: produrre olio extravergine in Italia non dovrebbe costare più di 6 euro
Fece scalpore Zefferino Monini, presidente e ad dell’omonimo oleificio, quando a settembre dichiarò che sugli scaffali dei supermercati il prezzo dell’olio extravergine d’oliva quest’anno sarebbe sceso del 30-40 per cento.
Ma sta andando veramente così? «Bisogna distinguere tra prodotto made in Italy e olio prodotto nel resto d’Europa – chiarisce Monini –. Il raccolto in Spagna è andato bene, così come quello portoghese. Considerato che le miscele di oli comunitari si trovano nell’85% delle bottiglie vendute al supermercato, i prezzi stanno scendendo abbondantemente sotto ai dieci euro registrati l’anno scorso. Più in generale, c’è una tale quantità di olio extravergine nel mondo che non può che far abbassare i prezzi».
Diverso è invece il quadro italiano: «Le previsioni iniziali sulla campagna 2024-2025 – dice Monini – sono state troppo ottimistiche; di olio quest’anno sembra ce ne sarà davvero poco. Qualcuno già parla della peggiore campagna dal 1940 a oggi. E questo porta i prezzi dell’olio italiano a crescere. Quello umbro, che è tra i più cari, in questi giorni ha superato gli 11 euro al chilo».
I consumatori italiani, insomma, devono prepararsi a un extravergine a due velocità: quello più di largo consumo, fatto di olive europee, a un prezzo più contenuto, e quello made in Italy, alle stelle.
L’olio nazionale, però, secondo Zefferino Monini non dovrebbe costare lo stesso così tanto: «Se prodotto in pianura, con l’ausilio della raccolta meccanica, l’olio non dovrebbe essere venduto dagli olivicoltori a più di 5-6 euro al chilo. Riconosco però che in collina, dove serve la raccolta manuale, produrre olio costa di più e il prezzo in questo caso è giusto che arrivi anche a 10 euro».
Fonte: Il Sole 24 Ore