Moody’s non si esprime sull’Italia: confermato il rating Baa3
Moody’s conferma ancora una volta il rating Baa3 del debito italiano con outlook stabile. L’agenzia interrompe così il filotto di “promozioni” che ha scandito gli ultimi mesi dei nostri titoli di Stato, e si mette in posizione attendista sui prossimi sviluppi della politica monetaria.
La stagione autunnale dei rating, che si chiuderà il 3 dicembre con Fitch, mantiene in ogni caso un’intonazione positiva sui nostri titoli di Stato. Che in meno di tre mesi hanno inanellato cinque miglioramenti dell’outlook da parte delle agenzie di rating. La mossa era stata decisa da Dbrs venerdì scorso (da negativo a stabile) e da Standard & Poor’s due settimane fa (da stabile a positivo), mentre Scope Rating aveva alzato da negativo a stabile l’outlook il 20 agosto con una scelta poi replicata da due agenzie giapponesi, JCR il 22 ottobre e R&I il 25.
Ad allontanare gli allarmi dal debito italiano nonostante i suoi livelli da record è l’inattesa discesa del peso sul Pil già quest’anno, grazie a un rimbalzo che si punta a consolidare con il Pnrr portato avanti nonostante le tensioni nella maggioranza a sostegno del governo Draghi. Ad aiutare c’è la discesa del peso degli interessi passivi sui conti pubblici: in viaggio verso il 2,5% del Pil nel 2024, dal 3,5% del 2020, soprattutto grazie all’arrivo a scadenza di titoli emessi durante la crisi del debito con cedole anche 4-5 volte maggiori di quelle attuali (ieri il decennale ha chiuso a 0,878%, in netta discesa, lo spread a 115.1).
Lunedì a rimettere gli occhi sui titoli di Stato saranno invece i piccoli risparmiatori. Al via c’è il collocamento del quarto BTp Futura (dealer Intesa e Unicredit, co-dealer Banca Akros e Banca Sella), che offrirà un rendimento minimo dell’1,372% all’anno a chi lo manterrà in portafoglio per tutti i 12 anni della sua durata. Ma se la crescita nominale italiana del periodo sarà abbastanza vivace, il rendimento minimo annuo potrà salire all’1,674%; per chi invece deciderà di uscire dopo otto anni la banda di oscillazione si attesterà fra l’1,05 e l’1,15% al netto delle variazioni di prezzo.
Fonte: Il Sole 24 Ore