Morto Sante Gaiardoni, il custode della memoria dei magnifici anni della pista
Era il custode della memoria dei magnifici anni della pista. Di quando, negli anni Sessanta, davanti a migliaia di appassionati, diede vita a sfide memorabili. E il teatro di quei duelli era il velodromo Vigorelli di Milano, il tempio della velocità. Un luogo magico, tra Corso Sempione e lo stadio di San Siro, un antidoto alle tristezze del dopoguerra, simbolo di una città che poi sulle ali del boom diventerà forza trainante di tutto il Paese.
Sante Gaiardoni, detto “Gianni” dagli amici, morto a 84 anni, è stato uno dei grandi protagonisti di quegli anni memorabili. Diventato celebre, oltre che per le sua qualità di pistard, anche per essere stato il rivale storico di Antonio Maspes , milanese di viale Certosa, re del Vigorelli con i suoi 7 titoli mondiali. Attenti a quei due: erano i Coppi e Bartali della pista, i signori degli anelli del ciclismo italiano.
Gaiardoni, nato a Villafranca di Verona il 29 giugno 1939, era un milanese “acquisito.” Come capitava a tanti in quegli anni di rapida trasformazione sociale ed economica. A differenza di Maspes, la famiglia di Sante era povera, gente che stava sui campi dalla mattina alla sera.
“Fin dal primo giorno della prima elementare il maestro appena mi ha visto con il cravattino e la faccia da contadino, mi ha detto di sedermi all’ultimo banco” racconterà Gaiardoni divertito quando fece il grande botto alle Olimpiadi del 1960. Ai Giochi di Roma, Sante conquista l’oro nella velocità e nel chilometro da fermo, ricevendo anche i complimenti da Amintore Fanfani, potente leader democristiano dell’epoca.
Due scintillanti medaglie d’oro che avrebbero potuto diventare tre se l’avessero inserito nell’inseguimento a squadre: vittoria ottenuta dall’Italia ma senza Gaiardoni, escluso dal quartetto azzurro per discutibili preferenze geopolitiche.
Fonte: Il Sole 24 Ore