Morto Satnam Singh, bracciante sfruttato e abbandonato dopo un incidente sul lavoro

Sfruttato e abbandonato. E’ morto così Satnam Singh il bracciante di 31 anni di origine indiana lasciato in strada agonizzante dopo avere perso il braccio destro in un incidente sul lavoro avvenuto in un’azienda agricola di borgo Santa Maria, nella campagne della provincia di Latina.

L’uomo è morto questa mattina all’ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato in prognosi riservata in gravissime condizioni dallo scorso lunedì pomeriggio. L’arto, staccato di netto da un macchinario avvolgiplastica nell’azienda agricola Lovato, era stato lasciato accanto a Singh poggiato su una cassetta della frutta, un dettaglio agghiacciante di una vicenda di ferocia e sfruttamento.

Lavoro senza contratto

Perchè Singh non aveva neanche un contratto regolare: il proprietario dell’azienda dove lavorava il bracciante, già indagato per lesioni colpose e omissione di soccorso, ora rischia di vedersi contestato l’omicidio colposo. Nessuno ha chiamato gli aiuti ma Singh invece è stato caricato su un pulmino e portato davanti la sua abitazione. A raccontarlo agli investigatori lo stesso datore di lavoro. E mentre il pullmino percorreva la strada verso Sant’Ilario la moglie del bracciante, impiegata nella stessa azienda, a bordo implorava di chiamare l’ambulanza. Ma inutilmente. Singh è stato scaricato letteralmente davanti casa poi i familiari hanno chiamato i soccorsi. I paramedici del 118 hanno affidato il bracciante indiano ad un’eliambulanza ed è stato trasportato d’urgenza al San Camillo dove stamane è morto.

Il proprietario dell’azienda, assistito dagli avvocati Stefano Perotti e Valerio Righi, è stato ascoltato per diverse ore dai militari della compagnia di Latina, diretti dal maggiore Paolo Perrone. Da verificare se la volontà di non allertare i soccorsi sia legata all’irregolarità contrattuale o alla mancanza di permesso di soggiorno del lavoratore.

Singh era arrivato in Italia insieme alla moglie, entrambi impiegati da due anni nella stessa azienda. Una vita come quella di tanti cittadini indiani che nella provincia pontina sono numerosi, e che lavorano principalmente nelle campagne o negli allevamenti. Tanto lavoro, poche garanzie.

Fonte: Il Sole 24 Ore