Mossad, due ex agenti raccontano l’attacco con i cercapersone: «Stiamo già progettando altro»
Due agenti del Mossad in pensione hanno raccontato al programma televisivo Usa “60 Minutes” alcuni dettagli rispetto all’eccezionale attacco effettuato in Libano con cariche esplosive all’interno dei cercaporsene, la cui contemporanea esplosione ha provocato morti e feriti.
Secondo gli agenti, l’operazione ha indebolito il gruppo islamista libanese Hezbollah, minando l’influenza iraniana e contribuendo al crollo del regime di Bashar al Assad in Siria.
«Dopo che i cercapersone sono esplosi, la gente aveva paura di accendere i condizionatori in Libano perché temeva che esplodessero. Quindi c’era – e c’è ancora – una vera paura» ha dichiarato uno degli agenti in pensione. «Vogliamo che si sentano vulnerabili – e lo sono. Non possiamo riutilizzare i cercapersone, perché lo abbiamo già fatto. Siamo già passati a qualcosa di nuovo, e dovranno continuare a indovinare quale sarà la prossima cosa».
L’operazione è iniziata un decennio fa con walkie-talkie armati descritti come «un’arma come un proiettile, un missile o un martire». Questi dispositivi, dotati di batterie fabbricate in Israele contenenti cariche esplosive, furono venduti segretamente a Hezbollah. «Non sapevano di comprarli da Israele. Abbiamo una gamma incredibile di possibilità per creare false realtà impossibili da ricondurre a Israele» ha detto un ufficiale sotto pseudonimo, Michael. «Aziende di facciata sopra aziende di facciata che influenzano la catena di approvvigionamento a nostro favore. Creiamo un mondo immaginario. Siamo una compagnia di produzione globale. Scriviamo il copione, siamo i registi, i produttori, i protagonisti principali. Il mondo è il nostro palcoscenico».
Il Mossad ha poi ampliato l’operazione includendo i cercapersone, poiché i walkie-talkie venivano usati solo in tempo di guerra, mentre i cercapersone erano progettati per essere portati sempre con sé e minimizzare i danni collaterali. «Questo è un dispositivo molto stupido per natura» ha detto un altro agente con il nome in codice Gabriel. «Ecco perché usarlo. Non c’è quasi modo di intercettarlo, riceve solo messaggi e bastano pochi grammi di esplosivo».
Fonte: Il Sole 24 Ore