Movida, a Bari operativa l’intesa fra esercenti e Comune contro disagi e rumore
Parola d’ordine collaborazione. Ne è convinto l’avvocato Pasquale La Pesa, legale del Comitato per la salvaguardia degli esercenti della zona umbertina di Bari. È per questo che ci sottopone l’intesa siglata il 14 gennaio nel capoluogo pugliese, una iniziativa che è arrivata ancor prima del decreto del Viminale del 21 gennaio 2025 ma che, seppur non dal contenuto identico, sembra andare nella stessa direzione.
Andiamo con ordine. La zona umbertina di Bari è la più elegante della città, l’area liberty, zona di movida notturna e decibel in eccesso, come altrove, tanto che due ordinanze del Comune avevano imposto limiti di apertura locali e somministrazione bevande.
L’intesa barese
La novità arriva dalla collaborazione tra gli esercenti nell’area (68 i firmatari dell’intesa su 75) e l’amministrazione comunale. «I gestori dei locali che insistono nell’area – racconta l’avvocato La Pesa – hanno comprovato un netto calo degli incassi dopo i limiti imposti dal Comune, conseguenti ad azioni legali minacciate dai residenti nella zona. Da lì l’idea di proporre un codice di autoregolamentazione in sei punti, a partire da una collaborazione attiva con le autorità, grazie alla presenza di due figure: un numero non inferiore a quattro street controllers – controllori delle vie dell’area – e un noise ambassador – ambasciatore del rumore – per ogni locale. I primi sono dipendenti di società private che hanno stipulato convenzioni con il ministero degli Interni e le questure. Queste guardie giurate, operative 7 giorni su 7, dalle 22:00 alle 3:00, controllano la situazione nelle ore serali e notturne, prevenendo atti di vandalismo e comportamenti incivili. Sono pagati dagli esercenti che si dividono la spesa. A Bari per intenderci, essendoci stata una massiccia adesione, il gestore pagherà una cifra annuale non superiore a 200 euro».
Figure di pubblica sicurezza quindi ma l’ambassador invece? «È individuato tra i dipendenti del singolo locale, identificato con un cartellino e dovrà fare attività di persuasione se dovessero formarsi capannelli rumorosi. Ci sono poi anche dei cartelli già posizionati nei locali che invitano a evitare schiamazzi».
Il decreto del Viminale
La strada è quella indicata dal Viminale nel decreto del 21 gennaio 2025 in cui si fa riferimento all’articolo 21-bis del decreto legge 113/2018 che invitava già a stipulare accordi tra Prefetti e associazioni di categoria. «Noi non sapevamo dell’iniziativa del Viminale ma è ovvio che il solco tracciato ci porterà a proporre anche ai prefetti, come prevede il decreto del 21 gennaio, la nostra intesa raggiunta con il Comune. È ovvio che il gestore del locale non possa e non debba sostituirsi all’autorità di pubblica sicurezza, va attentamente formato però. Molti gestori neppure sapevano, ad esempio, che, per effetto dell’articolo 14 bis della legge 125/2001 (legge quadro in materia di alcol e di problemi alcol correlati), la somministrazione e il consumo sul posto di alcolici possono essere effettuati dalle 24 alle 7 esclusivamente all’interno dei locali, non in strada».
Fonte: Il Sole 24 Ore