Mps vicino al record in Borsa, ma è giallo sulle maxi vendite allo scoperto

Mps vicino al record in Borsa, ma è giallo sulle maxi vendite allo scoperto

Pur cedendo l’1% circa nella seduta di venerdi 10, Mps si mantiene vicino ai massimi in Borsa a ridosso del livello dei 7 euro per azione (valeva 6,5 euro il 2 gennaio) che corrisponde a una capitalizzazione di mercato di 8,8 miliardi di euro. Nell’ultimo mese le quotazioni sono salite dell’11% mentre, estendendo l’orizzonte, nell’ultimo anno la performance evidenzia un rialzo del 115%.

A guidare il rally della banca senese negli ultimi giorni ha contribuito il rafforzamento delle quote dei due nuovi azionisti principali: la Delfin della famiglia Del Vecchio, salita negli ultimi giorni dal 3,5 al 9,78%, e il gruppo Caltagirone, che ha superato la soglia di comunicazione Consob del 5% e può crescere fino al 9,9% senza bisogno di autorizzazioni. I due gruppi si posizionano subito sotto al Mef, che detiene ancora una partecipazione dell’11,73%.

La speculazione sul risiko

Il rapido incremento delle quote da parte di Delfin e Caltagirone è alla base della forte ascesa dei volumi di scambio registrati da Mps nelle ultime settimane. Acquisti a cui si sono aggiunti quelli più speculativi di chi scommette che la banca possa entrare nell’m&a bancario scattato in Italia con le due Offerte pubbliche in corso di approvazione da parte delle Autorità di Vigilanza: quella di BancoBpm su Anima Sgr e quella successiva di UniCredit sullo stesso BancoBpm. In contemporanea UniCredit è alle prese anche con il tentativo di aggregazione della banca tedesca Commerzbank, di cui detiene oltre il 9% direttamente e fino al 29,9% tramite strumenti derivati (da esercitare post autorizzazione di Bce).

Le posizioni ribassiste

Paradossalmente proprio Mps e Commerzbank, malgrado le scommesse su un loro coinvolgimento nell’m&a, sono anche le due banche su cui si è accumulato il più elevato numero di posizioni ribassiste in Borsa. Secondo i dati di S&P Global Market Intelligence, nel solo mese di dicembre i prestiti di azioni finalizzati allo short selling sulle azioni Mps è salito dallo 0,07% al 5,2% del capitale. Analogamente, lo short su azioni Commerzbank è aumentato dall’1,17% al 5,78% del capitale. L’analisi di S&P tende a evidenziare, come risulta anche dal titolo del report, che gli «short sellers scommettono contro le banche europee che sono target dell’m&a».

L’incrocio con i derivati

Per avere certezza che questa sia la motivazione, i dati andrebbero però incrociati con quelli dei derivati che probabilmente sono stati aperti a copertura delle varie e rilevanti posizioni “lunghe” aperte sui due titoli azionari di Mps e Commerz. Dati che non sono pubblici e che dunque lasciano irrisolto il paradosso sollevato dall’analisi di S&P Global Market Intelligence.

Fonte: Il Sole 24 Ore