Mycoworks, scommette sulla scalabilità dei materiali derivati dai funghi

All’ultimo round di finanziamento da 45 milioni di dollari, ormai ben quattro anni fa, hanno partecipato finanziatori puri, aziende del settore e anche celebrity da sempre in prima linea sulla sostenibilità (e vegane) come Natalie Portman e John Legend.

La scommessa di Mycoworks, azienda biotech californiana proprietaria della tecnologia Fine Mycelium con cui viene realizzato il Reishi, un materiale brevettato alternativo alla pelle fatto con il micelio (l’apparato vegetativo dei funghi, formato da filamenti, ndr), è del resto quella di far diventare ciò che oggi può interessare una nicchia di consumatori, un’opzione usata su larga scala. In un mondo che, forse, tra qualche anno dovrà fare i conti con un calo del consumo di carne più generalizzato e, quindi, con un minore “accesso” alle pelli animali (che sono principalmente scarto dell’industria).

L’azienda è stata fondata nel 2013 da un trio di artisti: Philip Ross, Sophia Wang e Eddie Pavlu. Ed è proprio Sophia a spiegare la genesi del progetto: «L’idea di creare l’azienda nasce da quanto osservato nell’ambito di un processo creativo: il micelio è un materiale estremamente versatile che può trovare applicazione ei settori più diversi, dall’arte al design. Partire da un punto di vista creativo, più che imprenditoriale, ci ha permesso di avere uno sguardo diverso sullo sviluppo dell’azienda». Che, ad oggi, ha depositato 75 brevetti e ha uno staff di 160 persone in Usa, Francia e Spagna. E guarda ben oltre: secondo Wang, che vive in California, «il nostro lavoro intercetta una domanda crescente da parte dei consumatori e il nostro compito è quello di rendere questa produzione il più possibile scalabile. Adesso, per esempio, abbiamo una fabbrica a Union, in South Carolina che produce il Reishi, un materiale realizzato con il micelio che è estremamente personalizzabile». Secondo la fondatrice «l’obiettivo è rivoluzionare l’industria della moda: servono leader visionari per spingere questo cambiamento». Anche nei brand, che hanno cominciato a dialogare con Mycoworks: Hermès e Ligne Roset sono tra questi.

Di scalabilità del progetto parla anche Matt Scullin, ceo di Mycoworks: «Abbiamo sviluppato un’alternativa alla pelle che risponde anche all’esigenza dell’industria visto che sono sempre di più nel mondo le persone che non mangiano carne – spiega – e credo che nei prossimi anni, essendo anche in grado di produrre di più in termini di volume, il prezzo si abbasserà» . Al momento, però, gli interlocutori di Mycoworks sono i brand del lusso: «Vogliono qualcosa che sia non solo bello esteticamente di qualità, ma anche profondamente innovativo».

Fonte: Il Sole 24 Ore