Napoli, Mazzarri torna in panchina: Walter, vieniti a pigliare il perdono

Alla fine sulla panchina del Napoli torna Walter Mazzarri. Inutile che ci giriamo intorno, non è la migliore scelta per i campioni d’Italia in carica: è l’unica possibile. L’annuncio ufficiale avviene come sempre via social, attraverso gli account ufficiali del presidente Aurelio De Laurentiis e della società. Il campionato così così e la qualificazione agli ottavi di Champions ancora in bilico, nonostante un girone tutto sommato abbordabile, parlano chiaro: non c’è tempo per scommettere su un giovane che vuole dimostrare come Tudor e non ci sono i soldi e le garanzie per convincere l’Antonio Conte della situazione, allora meglio l’usato sicuro. E che usato: la prima persona di quella bestemmiatissima trinità toscana (Mazzarri-Sarri-Spalletti) che ha abbracciato 14 anni di storia calcistica partenopea riportando a Napoli, nella sua ultima reincarnazione calva, uno scudetto che mancava da 33.

De Laurentiis, arrivati a questo punto, non poteva fare niente di diverso. Dal preciso momento in cui ha scelto di consegnarsi all’abbraccio della città (foto simbolo: quella con i capi del tifo organizzato prima di Napoli-Milan), l’infallibile Adl ha perso il suo tocco, non ne ha azzeccata più una. Troppo lunga e arcinota la lista degli errori commessi dalla conquista dello scudetto a questa parte: i divorzi mal gestiti con Spalletti e Giuntoli, lo sciagurato ripescaggio di Garcia dal pre-pensionamento saudita, una campagna acquisti che non ha inciso più di tanto a voler essere gentili, il mancato rinnovo (o la mancata cessione milionaria) di Osimhen. L’ultima interpretazione da proprietario-commissariatore al seguito della squadra – chiara citazione dal Presidente del Borgorosso Football Club – certificava soltanto l’impotenza del Sor Aurelio di fronte alla rottura del giocattolo di famiglia (a proposito: troppa famiglia in quel giocattolo non deve aver giovato). Nell’ultimo Adl abbiamo quasi visto la versione satiresca di un eroe di Eschilo che, macchiatosi di hybris, viene punito dagli dei.

E allora, tragedia o farsa che sia, consegniamoci mani e piedi al fu «Walter il Mago», personaggio che, cadenza livornese a parte, sarebbe piaciuto tantissimo al De Filippo di Questi fantasmi, dimentichi del modo brusco in cui, esattamente dieci anni fa, ci lasciammo. Dieci anni sono tanti, all’epoca lui credeva l’Inter il grande salto della sua carriera: chi glielo diceva che si sarebbe trovato a rimpiangere le magie del Napoli dei tre tenori. Scordiamoci tutto, quant’è vero che ai piedi del Vesuvio siamo maestri quando si tratta di scordarci il passato. Insieme abbiamo condiviso grandi gioie, a partire da quello Juve-Napoli 2-3 della notte di Halloween 2009 e poi la prima qualificazione in Champions dopo 21 anni, e ancora la vittoria della Coppa Italia del 2012 che un po’ intossicò l’addio al calcio a Del Piero.

Curioso rivedere il suo ciuffo cromato in Champions, quant’è vero che ancora brucia quell’eliminazione del 2012 agli Ottavi col Chelsea che poi sarebbe andato a prendersi la coppa. E allora, caro Mazzarri, vieni, vienet’ a piglià ’o perdono, siamo curiosi di sapere come stai e se volterai le spalle al dogma del 3-4-2-1 per far felice Kvaratskhelia. Dopo cinque mesi di eresia francese, rivogliamo giusto un po’ di quel tuo sano vittimismo che è sempre stato un po’ il nostro, quel tuo eterno recriminare sui minuti di recupero, la romantica permalosità contro i Poteri Forti. Già che ci siamo, rivogliamo pure gli anni che avevamo dieci anni fa e, a gennaio, un mercato di riparazione di tutto rispetto. Ci accontentiamo di tre nomi: Cavani, Lavezzi e Hamsik. Però quelli di dieci anni fa.

Fonte: Il Sole 24 Ore