Ncc, il Tar Lazio sospende i 20 minuti di pausa tra un servizio e l’altro
Battuta d’arresto per la riforma sugli Ncc. La norma che stabilisce l’obbligo di sosta di 20 minuti tra un servizio e l’altro fuori dalla rimessa si incaglia al Tar del Lazio che ieri ha pubblicato un decreto con cui accoglie parzialmente le richieste delle auto nere. La sospensione arriva nel giorno della protesta del fronte Ncc in 12 città italiane alla quale ieri ha risposto Salvini dal palco dell’Auditorium di Roma: «Se in un periodo vengono a protestare i taxi e in un periodo vengono gli Ncc vuol dire che la riforma è bilanciata e tutela il cittadino», ha detto il titolare delle Infrastrutture.
La sospensiva
I giudici amministrativi hanno rinviato alla camera di consiglio del 13 gennaio la trattazione della materia ma nel frattempo hanno parzialmente sospeso gli effetti della norma obiettando che «appare discendere un pregiudizio grave ed irreparabile per i titolari dell’attività di noleggio con conducente per effetto delle imposizioni introdotte in ordine alle modalità del relativo espletamento». E cioé che «la prenotazione possa essere registrata come bozza di servizio fino a venti minuti prima dell’inizio del relativo servizio» e che «la partenza coincida con l’arrivo del servizio precedente al quale è collegato, che deve essere svolto nella stessa data del servizio di riferimento, fatti salvi i servizi notturni svolti nelle prime 4 ore del mattino».
Le reazioni
“Vittoria della giustizia e dei consumatori che avrebbero pagato quella siesta obbligatoria, atteso che gli Ncc avrebbero avuto minori ricavi a parità di ore lavorate e, quindi, avrebbero finito inevitabilmente per traslare questa tassa Salvini sui clienti”. E’ la reazione di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori mentre per Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva si tratta di “una bocciatura per una visione di governo tutta a difesa di una sola categoria, quella dei taxi, contro Ncc e utenti”.
La protesta
Il decreto del Tar Lazio ha coinciso con la protesta delle auto nere che già da settimane avevano proclamato la serrata per giovedì 12 dicembre. Al centro della mobilitazione proprio i decreti Salvini. Roma, Milano, Firenze ma anche Cagliari e Palermo sono state teatro, ieri insieme ad altre otto città delle agitazioni alle quali hanno aderito anche le auto di Uber. Al centro della protesta la mini-riforma che secondo gli operatori rappresenta un ostacolo al lavoro e all’apertura del mercato. Per Andrea Romano, ex deputato dem e presidente di MuoverSì i “decreti avranno l’effetto di far chiudere migliaia di aziende, di rendere ancora più infernali i trasporti delle nostre città, di colpire utenti, turisti e alberghi – ha detto dal presidio di piazza Capranica nella Capitale -. Tutto il contrario di quello che servirebbe alle nostre città, ai nostri trasporti, ai nostri cittadini”. Gli ha fatto eco Francesco Artusa, presidente di ‘Sistema Trasporti’ che si è rivolto direttamente all’inquilina di Palazzo Chigi: “Presidente Meloni, se tutte queste imprese sono qui, se tutto il mondo degli Ncc ha aderito a questo sciopero, da Uber a Limolane a Transfeero hanno spento la propria tecnologia, se questa iniziativa ha avuto il sostegno dei consumatori e della Fiavet, principale organizzazione del turismo in Confcommercio che non sono certo Ncc, è chiaro che il suo governo sta disturbando le imprese”. L’adesione di Uber all’agitazione aveva per altro suscitato “rammarico” negli ambienti ministeriali. “Quanto alle ragioni specifiche dello sciopero di Uber, si ribadisce che il contrasto all’abusivismo e alle irregolarità nello svolgimento dei servizi di trasporto pubblico non di linea – che sono tra gli obiettivi prioritari dei decreti Mit – dovrebbero essere una finalità comune”, dichiaravano fonti del Mit. La linea dei decreti è stata difesa da Salvini anche durante il question time alla Camera. “Da sei anni – ha replicato il ministro giovedi – si attendevano i decreti attuativi, che hanno l’obiettivo di rendere efficace il servizio contrastando l’abusivismo. Uber sciopera. Mi spiace, però noi non dobbiamo sempre e comunque ubbidire a quello che qualche multinazionale straniera pretenderebbe accadesse in Italia”.
Fonte: Il Sole 24 Ore