Nei macchinari un export potenziale di altri otto miliardi
Trentadue miliardi già “acquisiti”. Altri otto potenzialmente in arrivo, a patto di muovere le leve giuste. L’export italiano dei macchinari è il focus del rapporto Ingenium, studio realizzato da Confindustria con il supporto di Federmacchine e ora alla seconda edizione.
Area vasta quella analizzata, composta da 225 diverse categorie di prodotto articolate in 12 comparti, perimetro di impiantistica orientata verso tutti i settori dell’economia, prodotti “Act” caratterizzati dalle tre leve dell’Automazione, Creatività e Tecnologia che rappresenta una delle stelle più luminose del made in Italy, in grado di produrre il singolo maggiore avanzo commerciale tra tutti i comparti. Anche se il 2024 non è certo un periodo brillante, l’Italia resta tra i primi al mondo per quota di mercato di queste tecnologie: quarta, alle spalle di Cina, Germania e Giappone. E anche se nel quadriennio 2018-2022 la quota dell’Italia si è un poco ridotta (ora all’8,2% dall’8,8%), si tratta comunque di un risultato migliore rispetto a Germania e Giappone, che di fronte all’avanzata cinese hanno dovuto cedere da uno a due punti di quota. Italia che si posiziona al terzo posto per numero di mercati raggiunti (oltre il 50% di quelli possibili), con oltre 32 miliardi di vendite estere, 21,6 nei mercati avanzati, altri 10,5 in quelli emergenti.
Cifra rilevante a cui, si spiega nello studio di Confindustria, si potrebbero aggiungere altri otto miliardi, potenziale aggiuntivo sfruttabile in più aree del mondo. Stati Uniti, Germania e Francia, ad esempio, insieme offrono opportunità per 1,7 miliardi mentre un altro miliardo abbondante è aggredibile tra Cina e India. Un’attenzione particolare andrebbe dedicata al Messico, principale importatore dell’area latino-caraibica, l’economia più aperta della zona: non a caso, il potenziale aggiuntivo è stimato in quasi 300 milioni, con macchinari per gomma-plastica, robot e macchine per fonderia a presentare le opportunità più significative.
Come arrivarci? Nello studio si auspica uno sforzo coordinato di imprese e istituzioni per irrobustire il sistema. Sia in termini di nuovi investimenti produttivi, che attraverso azioni per mitigare gli elementi di incertezza, predisponendo quindi incentivi per tutte le imprese che decidano di reinvestire i propri utili per l’acquisto di beni strumentali. Dal lato delle relazioni internazionali l’auspicio è quello di rafforzare i legami con gli Stati Uniti (Trump permettendo ndr.) e di perfezionare l’accordo Ue – Mercosur.
«Il Rapporto – commenta Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti di Confindustria – sottolinea l’impatto decisivo dei fattori geopolitici sui flussi commerciali e di investimento. Tensioni, conflitti e sfide globali, come l’approvvigionamento energetico e tecnologico, influenzano le scelte di governi e imprese. Con l’insediamento della nuova amministrazione americana, ci aspettiamo un’accelerazione delle dinamiche globali, mentre auspichiamo che l’Europa ritrovi il coraggio di scelte epocali. Il tempo di agire è ora: imprese e istituzioni devono lavorare insieme per tradurre il potenziale individuato in esportazioni effettive e consolidare il ruolo dell’Italia come leader globale».
Fonte: Il Sole 24 Ore