Nel 2050 il 35% della popolazione sarà over 65. Allarme Inps: tra 8 anni dallo squilibrio lavoro-pensioni 20 miliardi di deficit

«Nel 2050 i cittadini over 65 rappresenteranno fino al 35% della popolazione nazionale, e questo determina la necessità di ripensare al sistema del welfare, la silver economy sarà vista sempre più come grande opportunità occupazionale del paese». Lo ha detto il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, presentando i dati sul lavoro domestico in Italia, spiegando che «i nonni sono oggi una forma di welfare ma allo stesso tempo un indicatore di cosa servirà in futuro».

Squilibri lavoro/pensioni, nel 2032 rosso Inps 20 miliardi

D’altro canto l’invecchiamento della popolazione e il calo demografico graveranno sul bilancio dell’Inps, la cui situazione patrimoniale girerà nel corso di 10 anni in passivo, passando da +23 miliardi nel 2023 a -45 miliardi nel 2032, con dei risultati di esercizio negativi che peggiorano nel decennio da -3 miliardi a -20 miliardi. E’ quanto sottolineato dal Civ (Comitato di indirizzo e vigilanza) dell’Istituto, ascoltato in audizione alla commissione di controllo sugli enti previdenziali. Nella sua relazione il presidente del Civ Roberto Ghiselli ha parlato della «combinazione di due tendenze, l’aumento della longevità e la bassa fecondità, che provocano la cosiddetta inversione nella piramide delle età. Il saldo positivo dei flussi migratori non è sufficiente a bilanciare il saldo negativo della dinamica naturale. Il tendenziale calo demografico già ora determina uno squilibrio notevole fra le coorti interessate o prossime al pensionamento, e quelle in ingresso nel mercato del lavoro, con una contrazione tendenzialmente crescente della popolazione attiva». Lo scorso anno la spesa pensionistica è stata pari a 304 miliardi, con un incremento rispetto all’anno precedente del 7,4%, incremento determinato sostanzialmente dalla rivalutazione delle pensioni a fronte dell’impennata inflazionistica che si era registrata l’anno precedente.

Inps, nel 2023 calano i lavoratori domestici contribuenti

Nel 2023 i lavoratori domestici contribuenti all’Inps sono stati 833.874, con un decremento rispetto al 2022 pari a -7,6% (-68.327 lavoratori), analogo a quello registrato nel 2022 rispetto ai dati 2021 (-7,3%), dopo gli incrementi registrati nel biennio 2020-2021, dovuti a una spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e all’entrata in vigore della norma che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari. E’ quanto emerge dal report dall’Osservatorio Inps sul lavoro domestico

35,7% di lavoratori domestici viene dall’Est Europa

Il rapporto evidenzia tra l’altro che «il lavoro domestico coinvolge prevalentemente persone straniere». Nel 2023 l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene «la maggior parte dei lavoratori domestici», con 297.373 operatori, pari al 35,7% del totale. Al secondo posto i cittadini italiani, in totale 259.689, corrispondenti al 31,1% del totale, seguiti dai lavoratori del Sud America (8,1%) e da quelli provenienti dall’Asia Orientale (5,8%). Si registra un aumento di forza lavoro italiana rispetto agli anni precedenti. Infatti, dieci anni fa, la quota dei lavoratori di cittadinanza italiana era pari a 23,4% contro il 45,5% dei lavoratori dell’Est europeo.

Fonte: Il Sole 24 Ore