Nel borgo abruzzese dove Brioni fra crescere i nuovi sarti
La tela settecentesca con il ritratto di Sant’Omobono, santo medievale patrono dei sarti, si trova proprio dall’altra parte della via. Con la sua facciata barocca la chiesa della Santissima Annunziata che la custodisce è dirimpettaia della Scuola di Alta Sartoria e della Fondazione intitolate a Nazareno Fonticoli, dove giovani sarti imparano tecniche, saperi e sensibilità del mestiere che ha reso celebre nel mondo il borgo abruzzese di Penne.
Era il 1945 quando il sarto pennese Fonticoli, insieme al socio Gaetano Savini e con un capitale di 150mila lire, apriva il suo laboratorio di sartoria maschile su via Barberini, nella Roma fervente dell’immediato dopoguerra, battezzando il suo marchio Brioni, come l’isola istriana cuore della mondanità negli anni 30 e 40. Il loro stile ebbe talmente successo che nel 1959 Fonticoli volle aprire proprio nella sua Penne, a 220 km di distanza dalla Capitale e dove la sartoria è un’arte secolare che si tramanda nelle famiglie, lo stabilimento per la produzione dei capi. L’impostazione era visionaria: proporre un pret-a-couture, cioè suddividere il confezionamento in precise fasi, ognuna eseguita da specialisti, separati ma collegati fra loro come le parti di un organismo.
Nel 1985, con il primo cambio generazionale, sempre a Penne Brioni apre la scuola di formazione per le nuove leve, e al primo corso partecipa appena ragazzo anche Angelo Petrucci, che da decenni è master tailor di Brioni. Dopo la chiusura nel 2020, il marchio – dal 2012 del gruppo Kering – rilancia oggi la Scuola con nuovi corsi, obiettivi, ambizioni: le lezioni sono iniziate in settembre, per 16 fra ragazze e ragazzi dell’età media di 19 anni. La maggior parte di loro è della zona (dove il 10% della popolazione lavora per Brioni), molti sono figli degli artigiani che lavorano nelle tre manifatture del marchio nel territorio, una studentessa viene da Parigi.
Per accedere non serve un curriculum specifico, ma passione e motivazione. L’esame di ammissione prevede anche una prova pratica di cucito, volutamente prolungata per permettere di intravedere se anche in una mano incerta si nasconda il talento dell’ago e del filo. Nella scuola, infatti, 800 delle 1.300 ore che formano ognuno dei due anni di corso, sono dedicate proprio a questo: far imparare alle mani l’arte della sartoria. Gli studenti potranno poi continuare ad apprenderla e applicarla, se vorranno, negli stabilimenti del marchio.
In quello di Penne, che si trova dove via Nazareno Fonticoli incrocia via dei Sartori ed è dedicato alla confezione delle giacche, centinaia di persone in camice verde salvia sembrano monaci in uno scriptorium medievale, tanta è la loro concentrazione e dedizione. Oltre 16 ore occorrono loro per confezionare un blazer, 32 per la giacca da smoking. Alcuni riescono a cucire anche ad occhi chiusi, con una velocità incantevole. Si lavora su maniche, colletti, giustapponendo generosi strati di tessuto, con cuciture invisibili ma cruciali per garantire un’indossabilità impeccabile e confortevole ai capi, i cui modelli pret-a-porter, chiamati Parioli, Belsiana, Chigi, evocano il legame di Brioni con Roma.
Fonte: Il Sole 24 Ore