Nella Comunità europea cresce l’import di arte dai Paesi terzi
In Europa cresce l’importazione di opere d’arte e, in misura minore, di antichità dai paesi extra europei, con un trend robusto dal 2018 al 2023 che non ha rallentato neanche nel periodo del Covid: rispettivamente del +212,9% e del +54,7 per cento. A dimostrazione che l’Europa è ricca di collezionisti e istituzioni accoglienti. Questo trend – secondo l’ultima serie di dati Eurostat sul 2023 – dovrà fare i conti con l’entrata in vigore dal 28 giugno del Regolamento 2019/880 relativo all’importazione di beni culturali non unionali nel territorio doganale dell’Unione Europea che prevede divieti, licenze o dichiarazioni d’importazione dal paese di provenienza, senza le quali beni archeologici e opere antiche non potranno entrare negli Stati membri dell’Unione europea.
L’andamento dell’import
Nella fotografia sull’import scattata ai 27 paesi Ue, l’Austria si rivela una porta d’ingresso all’Europa con la quota del 47% dei beni artistici in ingresso nei paesi membri Ue, per un valore di oltre 2,8 miliardi, superando la Francia che comunque ha al suo attivo la metà del valore. L’Italia si posiziona al quinto posto con un maggior peso delle opere d’arte rispetto alle antichità, dopo Germania e Belgio con un valore di 384 milioni di euro, posizionandosi nella bilancia commerciale in attivo per 174,9 milioni.
Sicuramente si può osservare che l’aumento dell’ingresso di opere d’arte e antichità nei paesi membri della Ue sia una possibile conseguenza della perdita di terreno dell’isola britannica. Verso il Regno Unito infatti, da sempre centro di scambi globali, dal 2018 al 2023 l’import è sceso da 3,3 a 2,3 miliardi di dollari (-26,9%) e non è andato meglio l’export inglese che ha registrato una contrazione del 32,4% a 4,8 miliardi di dollari dal 2018 al 2023. Il nuovo regime doganale comunitario (Regolamento 2019/880) dopo la Brexit è stato revocato dal Regno Unito, che sebbene goda di una legislazione meno stringente sull’import, in ogni caso rimarrà isolato rispetto agli Stati comunitari che lo considerano paese terzo, da cui è necessario importare secondo il nuovo Regolamento (provenance– due diligence, ecc).
Chi guadagna quote di export
Passando all’export la reginetta si conferma la Francia che esporta fuori dalla Ue oltre 1,7 miliardi di euro di beni artistici pari la 41,4% dei beni in uscita dalla Ue, seguono Germania, Italia e Belgio. La Francia ha saputo attrarre molte energie dal Regno Unito dopo il 2021, grazie anche alle politiche fiscali e al recepimento già nella Finanziaria del 2023 della direttiva europea 5 aprile 2022, n. 2022/542/UE che ha consentito di ridurre l’Iva ordinaria sulle vendite dal 20% al 5,5 per cento
Il peso dell’Iva
Dal prossimo 1° gennaio nel mercato europeo dell’arte Francia e Germania introdurranno sulle vendite l’aliquota agevolata rispettivamente al 5,5% (sull’intera vendita o l’applicazione dell’Iva ordinaria sul margine della vendita) e al 7%; ci si domanda quale concorrenza potrà fare l’Italia se non ci sarà un’intervento normativo sull’attuale Iva ordinaria del 22% sulle vendite. La Delega fiscale consente spazi di manovra per accogliere la riduzione comunitaria delle aliquote dalle ordinarie alle ridotte (in Italia potrebbe scendere fino al 5%) su alcune categorie di beni, comprese le opere d’arte, fino al prossimo 31 dicembre 2025. Ma nei palazzi del Ministero delle Finanze e della Cultura si mette in stretta correlazione la riduzione dell’aliquota con la riduzione del gettito.
Fonte: Il Sole 24 Ore