Nella Haus of Dreamers di Golden Goose, dove produzione e creatività si fondono

«Qui in Golden Goose ci teniamo a ricordare che l’azienda è nata a Marghera. Ci teniamo a ripeterlo, perché la gente pensa sia un posto un po’ sfigato (sic). Invece è come dire Brooklyn a uno di Manhattan». Così Silvio Campara, amministratore delegato di Golden Goose, rispondeva a una domanda di Carlo Mazzoni, fondatore e direttore della rivista Lampoon, in un’intervista pubblicata esattamente un anno fa. L’occasione era stata l’inaugurazione dei nuovi spazi dell’azienda a Marghera, nota ai più come la zona del porto industriale di Venezia, 22mila metri quadrati che avevano richiesto cinque anni di lavoro ed erano stati battezzati Haus (casa, in tedesco) of Dreamers. «Non sarà un polo produttivo, sarà un polo creativo – aveva aggiunto Campara –. Un luogo di prototipia e sperimentazione».

I fatti hanno confermato gli obiettivi che si era dato il carismatico amministratore delegato di Golden Goose, entrato in azienda nel 2013 come direttore commerciale, dopo esperienze, tra gli altri, in Alexander McQueen e Giorgio Armani, e che nel 2018 è stato promosso al vertice. Il 19 aprile la Haus di Marghera ha ospitato quattro artisti poliedrici – perfetta incarnazione di quelli che Campara definisce «dreamers» –, provenienti da diverse discipline: l’artista argentino Andrés Reisinger, lo scultore italiano Fabio Viale, la pittrice franco-italiana Maïa Régis e la giovane cantante portoricana Mia Lailani. «Haus è una celebrazione dell’artigianato, della cultura e dell’arte. Più di uno spazio fisico, è un sogno che prende vita – racconta il ceo di Golden Goose, al quale tutti riconoscono un’energia e un entusiasmo contagiosi –. È il luogo dove il brand è nato e ora una casa permanente per la nostra community di dreamers. Da Marghera ad altre metropoli del mondo (nell’ottobre scorso si è in effetti svolto un evento a Parigi, ndr), Haus ospiterà una serie di eventi immersivi, pop-up dedicati e attivazioni esperienziali».

All’interno di Haus c’è inoltre un’Academy, dove artigiani esperti insegnano ai talenti del futuro, e Manovia, un luogo dedicato a innovare, riparare e prolungare il ciclo di vita di prodotti di qualsiasi brand. Alla serata del 19 aprile erano seguiti due giorni di apertura al pubblico: iscrivendosi online è stato possibile assistere a una serie di performance e workshop che hanno celebrato la creatività e la libertà di espressione. «Collaborando strettamente con artisti, artigiani e membri della community locale, Haus si pone anche l’obbiettivo di give back al territorio promuovendo un dialogo interculturale», aggiunge Campara, al quale piace usare termini inglesi. Non sembri una posa: è una lingua che conosce molto bene, visto il suo passato da manager globetrotter e che si addice particolarmente alla sua velocità di pensiero e all’atteggiamento insieme pragmatico e da sognatore e, last but not least, alla sua fascinazione per la cultura americana, alla quale appartiene anche l’idea, appunto del “give back”, la volontà delle aziende di restituire qualcosa al territorio dal quale hanno avuto tanto.

Nel caso di Golden Goose, si tratta (anche) di Marghera, dove il marchio e l’azienda nacquero nel 2000, grazie alla passione per l’artigianato calzaturiero di due designer, Francesca Rinaldo e Alessandro Gallo, che ancora oggi sono coinvolti nel brand. In 24 anni dalle sneaker fatte a mano – che restano il core business del marchio e che vengono considerate un bene di alta gamma, con prezzi che arrivano facilmente a 500 euro – Golden Goose ha diversificato nell’abbigliamento e negli accessori, investendo moltissimo nel retail, nella personalizzazione delle collezioni e nell’attenzione per le persone che lavorano in azienda, come dimostrano la Haus of Dreamers di Marghera ma anche la sede di Milano, altrettanto attenta a offrire non solo un ambiente di lavoro che favorisca la creatività, ma che diventi un esempio da seguire per altre aziende desiderose di trovare modi innovativi di organizzare il lavoro e l’equilibrio tra obiettivi di business e desideri di realizzarsi delle persone, con un occhio privilegiato all’energia, ma anche alla vulnerabilità che i giovani possono avere, perché i sogni sono importanti, bisogna però stare molti attenti a non spezzarli, bensì a nutrirli.

I dati economici dal 2018 a oggi parlano da soli: sotto la guida di Silvio Campara, il fatturato di Golden Goose è cresciuto costantemente a doppia cifra, arrivando ai 587 milioni del 2023, in crescita dell’8% a cambi costanti rispetto all’anno fiscale 2022, con un ebitda di 200 milioni, in aumento del 19% rispetto all’anno precedente e una capex (investimenti) di 38 milioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore