Niki de Sainte Phalle in una mostra gioiosa e imperdibile

La sua arte è un caleidoscopico grido in difesa delle donne in lotta contro il patriarcato, un megafono per i neri in cerca di diritti e uguaglianza, un serrato no al pregiudizio per i malati di Aids e un luminescente occhio di bue sulle culture altre; la sua voce si è levata creativa e potente in anni in cui tematiche simili erano solo un orizzonte confuso. Perché Niki de Saint Phalle è stata prima di tutto – e contro molti – un’anticonformista e poliedrica battagliera interprete ante litteram dei diritti degli ultimi e dei reietti e perseguitati in genere. Le sue creature, frutto di una poetica caratterizzata dal sincretismo, la hanno resa alfiere del multiculturalismo e delle minoranze, oltre che profondamente critica dell’imperialismo made in Usa. Il tutto a dispetto di chi pretendeva di relegarla troppo freudianamente alla propria tormentata biografia di bambina molestata dal padre o di privilegiata figlia di un banchiere.

Artista a tutto tondo

E tutto ciò, mirabilmente, secondo le linee di una poetica gioiosamente onirica di artista a tutto tondo, impegnata e coloratissima. Come gli specchietti rotti di cui ha fatto ampio uso, la definirei rifrangente.

Nouveau Realisme

Bella, ricca e determinata, metà francese e metà statunitense, sposata a Jean Tinguely e scomparsa nel 2002, la de Saint Phalle ha saputo far tesoro della sofisticata estetica europea e delle contraddizioni americane, nel segno di una poetica che oggi si direbbe fusion, difficile da classificare, ben oltre le sue frequentazioni Nouveau Realisme, eppur sempre contemporanea, oggi come allora. Se il suo capolavoro monumentale è il Giardino dei tarocchi in quel di Capalbio, sono le Nanas, corpulente e leggiadre novelle dee madri le sue creazioni più blasonate e sensuali, indiscusse protagoniste di questa mostra affresco, unica e imperdibile, curata da Lucia Pesapane, prima completa retrospettiva italiana ospitata al Mudec di Milano, e realizzata in in collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation.

Curve e sinuosità

“Amo le curve, le sinuosità, il mondo è rotondo, il mondo è un seno” descriveva lei stessa, pur così restia a farsi incasellare da definizioni che non fossero quella di “donna e artista”, come lei stessa amava definirsi.

“Niki de Saint Phalle è oggi considerata come una delle artiste più importanti del XX secolo – spiega la curatrice della mostra Pesapane – Ha saputo, come pochi artisti prima, utilizzare lo schermo ed i media per promuovere la sua arte e il suo impegno sociale nei confronti delle minorità e dei più fragili, malati, bambini e animali. Questa responsabilità si è tradotta in un’arte gioiosa, inclusiva, in grado di veicolare attraverso opere comprensibili e amate da tutte le generazioni un discorso attento alle diversità, non-eurocentrico e non-gerarchico. L’artista fa breccia perché la sua opera parla di libertà e di diritti e ci dimostra che ribellarsi è sano, necessario, indispensabile. La sua arte ci offre un rimedio possibile contro l’ingiustizia, un conforto, è un accesso alla bellezza.”

Fonte: Il Sole 24 Ore