«Nomadi digitali», come funziona la nuova legge per venire a lavorare in Italia
L’Italia segue la strada intrapresa da altri Paesi europei e agevola l’ingresso dei cittadini di Paesi terzi che decidano di lavorare nel territorio nazionale, per un determinato periodo, svolgendo la propria attività da remoto. La novità è contenuta nell’artivolo 6 quinquies, della legge 25 del 28 marzo 2022, di conversione del decreto Sostegni-ter (decreto legge 4/2022), che integra l’articolo 27 del Tui (decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286). La nuova previsione normativa intercetta quei lavoratori extra Ue «altamente qualificati» che, sfruttando la tecnologia, sono in grado di lavorare da remoto «in via autonoma ovvero per un’impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano».
Visto specifico per un anno
Per entrare in Italia, questi lavoratori avranno bisogno del solo visto d’ingresso, specifico per questa categoria, della durata non superiore a un anno. L’introduzione di tale tipologia di visto certamente rappresenta un elemento di novità che avvicina il nostro Paese ad alcune esperienze internazionali. Nomadi digitali e lavoratori da remoto extracomunitari, autonomi o subordinati, potranno dunque entrare in Italia al di fuori delle quote annuali del decreto flussi, che prevedono un massimo di 69.700 unità, di cui 42mila riservate al lavoro stagionale; una volta richiesto il visto, avranno diritto a un permesso di soggiorno valido fino a un anno. Questi lavoratori dovranno attivare un’assicurazione sanitaria (che copra tutti i rischi), rispettando le disposizioni fiscali e contributive italiane.
Niente «nulla osta»
Un decreto interministeriale sarà chiamato a definire le modalità e i requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno, le soglie minime di reddito, le modalità di verifica dell’attività lavorativa e ulteriori dettagli sulle categorie di lavoratori che possono beneficiare di questa specifica tipologia di visto. La più grande innovazione introdotta dalla legge è senza dubbio la mancanza della richiesta dell’autorizzazione al lavoro, cosiddetto «nulla osta», prevista per la maggioranza delle procedure d’ingresso per fini lavorativi.
Meno burocrazia per il trasferimento
Tutto ciò comporterà una semplificazione dell’iter burocratico e consentirà un agevole ingresso di professionisti e lavoratori altamente qualificati che potrebbero essere chiamati a operare anche al servizio di imprese italiane, svolgendo nel nostro paese l’attività lavorativa ma da remoto. L’Italia si affaccia, con l’introduzione di questa novità, a un nuovo orizzonte, percorrendo una strada già intrapresa da altri Paesi che, nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe portare a un maggiore afflusso di talenti e professionisti stranieri.
Articolo a cura di Luca Calabrese , Raffaele Calabrese , Serena Civardi, Elena Pasini, Azzurra Sestito , Roberto Sante Smilari, Alessio Vagnarelli
Fonte: Il Sole 24 Ore